Era custodito nell’ archivio dell’ Opera della Divina Provvidenza per discrezione. Molti infatti erano i casi che erano riportati con nome e cognome. E questo carteggio si è chiuso intorno al 1940. Ora si possono aprire gli archivi perché nessuna delle persone interessate è più in vita.
Quali erano le difficoltà da affrontare?
Le difficoltà sono sempre gli stessi, insomma l’umanità è la stessa. Si trattava di casi di dipendenze da droghe e alcol, di disturbi psichici, devianze sessuali. Ma come oggi anche allora erano casi erano trattati uno ad uno, con carità e verità. Si trattava di una umanità ferita che Montini e don Orione curavano insieme.
Come è nata questa collaborazione?
Sul campo. Montini era in Segreteria di Stato, giovane, e il Segretario di Stato Canali gli segnalava alcuni casi. Montini aveva conosciuto don Orione nel 1927 e ne era rimasto affascinato. La sua prima lettera è molto bella: ricorro a Lei anche se poco mi conosce per due titoli, uno quello della carità e per la stima che ho di Lei avendola ascoltata...
Quindi a Montini arrivavano sulla scrivania questi casi e Don Orione invece era sul campo.
Abbiamo fatto anche una ricerca su tutti questi casi perché vari vescovi d’ Italia ricorrevano a Don Orione. E anche personalità vaticane dell’epoca come il Cardinale Thysserant, tutti si rivolgevano a Don Orione con casi difficili o disperati.
Quando succedevano queste cose tutti giravano alla larga, nessuno sapeva cosa fare e allora ricorrevano a don Orione.
Come procedeva?
Per prima cosa Don Orione si informava e poi c’era la carità. Alcuni lo cercavano, altri invece li cercava lui e a seconda dei casi cercava una collocazione. A volte erano ospiti insieme ad altri e trovavano un asilo e un tetto. Altre volte però li inseriva e li valorizzava in alcune attività nelle diverse case dell’ Opera. Solo dopo un suggerimento esplicito di Montini, fu costituita una casa per questi preti a Varallo Sesia in provincia di Novara e rimase attiva fino agli anni ’70. E lì venivano accolti i casi disperati che avevano davvero bisogno di essere sostenuti. Allora c’erano anche i casi dei sacerdoti che avevano delle avventure con le donne. E in quell’epoca la situazione era molto diversa da adesso.
Altra vicenda invece quella che riguardava i sacerdoti che avevano problemi dottrinali.
Don Orione univa varità e carità e poi aveva sempre l’inventiva di trovare una soluzione, e magari qualche volta aveva anche dei problemi perché non sempre era facile trovare una collocazione adeguata. Ci sono anche storie di chi è stato recuperato.
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Che cosa c’era alla base della loro collaborazione?
Alla base del loro operare c’è un grande amore e una grande passione per la Chiesa, e questo significa aver passione per le miserie. Quando si ama si ha passione per le miserie.
Verità e carità sono sempre difficili da coniugare, ma è la strada che seguivano questi due santi.
E come dice Papa Francesco, i fatti prima delle idee che in questo caso vuole dire prima le persone, piuttosto che gli schemi. Ogni azione e soluzione veniva modellata sulla persona concreta.
Nella corrispondenza c’erano anche altri argomenti?
Nell’avvicinarsi della guerra, e Don Orione è morto il 12 marzo del 1940. Una richiesta che veniva tramite Montini da Pio XII era di portare aiuto e far espatriare degli ebrei, e l’altra era quelle di informazioni da paesi già invasi dalla Germania.