Città del Vaticano , martedì, 27. febbraio, 2018 9:00 (ACI Stampa).
Non è un patriarcato, ma si comporta come se fosse un patriarcato. E, in realtà, vorrebbe avere questa attribuzione. La Chiesa Greco Cattolico Ucraina, la più grande delle Chiese sui iuris, si trova oggi di fronte al bivio della storia. Un bivio che è stato descritto dall’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk in un discorso che terminava l’anno di celebrazione per il 125esimo anniversario della nascita del Cardinale Josip Slipyi.
Per comprendere la questione, però, è necessario fare un passo indietro. La Chiesa Greco Cattolico Ucraina è una chiesa sui iuris, il che significa che ha forma e rito proprio, ma è fedele a Roma. In pratica, si tratta di una Chiesa orientale di rito bizantino in comunione con la Santa Sede.
Generalmente, le Chiese sui iuris sono costituite come patriarcati. Hanno un patriarca, eletto dal Sinodo, e il Papa viene informato dell’elezione e concede la comunione ecclesiastica. Nel caso dell’arcivescovado maggiore, la situazione è simile e differente allo stesso tempo: il Papa deve confermare l’elezione perché questa sia valida.
Ma perché si scelse per la Chiesa Greco Cattolica Ucraina la definizione di arcivescovo maggiore? L’attribuzione fu data per la prima volta proprio al Cardinale Slipyi, presa dai canonisti vaticani dalla Chiesa autocefalo cipriota. Anche nel caso di Cipro, il capo della Chiesa sui iuris non doveva essere qualificato come patriarca per non confondersi non tanto con i patriarchi delle altre chiese sui iuris, ma con il patriarcato ortodosso di Mosca.
Queste le premesse. Il tema del riconoscimento patriarcato è rimasto dunque sottotraccia per anni. Finché l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk lo ha tirato di nuovo fuori lo scorso 9 febbraio, al convegno “Essere Se stessi” che terminava le celebrazioni per il 125esimo anniversario della nascita del Cardinale.