Bari , giovedì, 15. febbraio, 2018 10:00 (ACI Stampa).
San Nicola di Bari è Basilica Pontificia da 50 anni. Ad elevarla a quel rango fu Papa Paolo VI, con la Costituzione Apostolica “Basilicae Nicolaitanae”. Una decisione presa – si legge nella Costituzione – “poiché la Basilica di San Nicola ha importanza non solo per l’intera città, ma anche per quasi tutta la cattolicità, in quanto ha contribuito in ogni tempo a dare impulso al movimento ecumenico”.
Il ruolo ecumenico della Basilica è stato sempre riconosciuto. Addirittura, San Giovanni Paolo II, per il novecentenario della traslazione dei resti di San Nicola da Myra a Bari, promulgò una altra Costituzione apostolica, la Nova Canonica Ordinatio, che esordiva raccontando che la storia di 900 anni di vita offre una chiara testimonianza del ruolo che la Basilica ha avuto e continua ad avere per l'incremento del culto, nella Chiesa cattolica e in quella ortodossa, del Santo Vescovo di Myra, il cui corpo è ivi custodito”.
La tomba di San Nicola, insomma, come luogo ecumenico di eccellenza. Non è un caso che si pensò proprio a Bari come il territorio neutro dove fare incontrare Benedetto XVI e il Patriarca Ortodosso Kirill, per un incontro che non poté avvenire né con Benedetto XVI né con Giovanni Paolo II, e che invece ha potuto avere luogo due anni fa all’Avana, a Cuba, lontano dall’Europa.
Non è un caso che però il ruolo ecumenico di questa Basilica si è proprio rafforzato in quest’ultimo anno e mezzo.
Il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I l’ha visitata più volte, e a dicembre 2016 vi ha anche ricevuto il Premio San Nicola di Bari al culmine di un viaggio in Puglia tutto teso a chiedere all’Europa di guardare ad Oriente.