Città del Vaticano , mercoledì, 14. febbraio, 2018 14:00 (ACI Stampa).
“Cirillo e Metodio costituiscono un esempio classico di ciò che oggi si indica col termine “inculturazione”: ogni popolo deve calare nella propria cultura il messaggio rivelato ed esprimerne la verità salvifica con il linguaggio che gli è proprio.
Questo suppone un lavoro di “traduzione” molto impegnativo, perché richiede l’individuazione di termini adeguati a riproporre, senza tradirla, la ricchezza della Parola rivelata. Di ciò i due santi Fratelli hanno lasciato una testimonianza quanto mai significativa, alla quale la Chiesa guarda anche oggi per trarne ispirazione ed orientamento”.
Così spiegava Benedetto XVI nel 2009 parlando all’ Udienza Generale dei due santi slavi, patroni d’ Europa, che si celebrano oggi 14 febbraio nel calendario liturgico latino.
Una inculturazione che dovette superare infinite difficoltà per tradurre liturgia e Vangelo nelle lingue slave contrastando la cosi detta “eresia trililinguista” che pretendeva che il sacro fosse espresso solo dalle lingue ebraica, greca e latina. Ma il Papa diede la sua benedizione ai due fratelli che così portarono la fede della Chiesa all’epoca indivisa in Oriente.
Giovanni Paolo II ha dedicato una intera enciclica nel 1985 ai due evangelizzatori, dopo che il 31 dicembre del 1980, con la Lettera Apostolica “Egregiae virtutis” aveva proclamato Cirillo e Metodio, compatroni d’Europa insieme a San Benedetto, per la loro opera di evangelizzazione dei popoli slavi e della parte orientale del vecchio continente.