Città del Vaticano , mercoledì, 7. febbraio, 2018 18:00 (ACI Stampa).
Papa Francesco in Iraq, il progetto già c’è. Lo rivela il Patriarca caldeo Louis Rafhael I Sako, a Roma per la visita ad limina dei vescovi caldei, presentando con Aiuto alla Chiesa che Soffre l’ennesima iniziativa per i cristiani perseguitati della fondazione di diritto pontificio: il Colosseo, Aleppo e Mosul colorati di rosso, contemporaneamente, il prossimo 24 febbraio, per ricordare i cristiani perseguitati nel mondo.
Il Patriarca Sako racconta di come avesse fatto un progetto per il viaggio del Papa: una tappa ad Ur, da dove Abramo si mosse verso la Terra Promessa, per un incontro in comune con i musulmani; poi a Baghdad, dalle autorità; e infine ad Erbil, per una messa con i tanti rifugiati che ancora sono nella città.
“Il Papa ci ha detto di essere pronto a venire, ma che la situazione non aiuta”, ha aggiunto il Patriarca Sako. Il quale poi ha spiegato che con il Papa si è parlato anche di problemi più pratici, come la possibilità di creare dei vescovi caldei in Europa e la pastorale compiuta anche in diaspora.
Il Patriarca ha anche sottolineato che in Iraq c’è “ancora una forte ideologia islamica”, e che i musulmani devono andare verso una interpretazione simbolica delle Scritture, perché “altrimenti non c’è una esegesi, tutto è letterale. E io vedo che c’è una presa di coscienza, tra musulmani, autorità sciite e autorità sunnite”.
Ma il dialogo, ha detto il Patriarca, è portato avanti anche da iniziative come quelle di Aiuto alla Chiesa che Soffre, “che porta aiuti non solo ai cristiani, ma anche ai musulmani. E, proprio per questo esempio che diamo, un musulmano mi ha detto una volta: ‘Lo so che il vostro è un Dio dell’amore’.”