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Il Papa: “L’omelia deve essere breve, non è una conferenza o una lezione”

Papa Francesco, Udienza Generale |  | Daniel Ibanez, ACI Group Papa Francesco, Udienza Generale | | Daniel Ibanez, ACI Group

Continuano le catechesi di Papa Francesco sulla Santa Messa. In particolare il Pontefice, durante l’Udienza Generale Odierna in Aula Paolo VI, si sofferma sulla Liturgia della Parola, commentando la lettura del Vangelo e l’omelia. “Il dialogo tra Dio e il suo popolo, sviluppato nella Liturgia della Parola della Messa, raggiunge il culmine nella proclamazione del Vangelo”, osserva Papa Francesco.

Il Papa ripercorre gesto dopo gesto i momenti della proclamazione: “La lettura del Vangelo è riservata al ministro ordinato, che termina baciando il libro; ci si pone in ascolto in piedi e si traccia un segno di croce in fronte, sulla bocca e sul petto; i ceri e l’incenso onorano Cristo che, mediante la lettura evangelica, fa risuonare la sua efficace parola. Da questi segni l’assemblea riconosce la presenza di Cristo che le rivolge la buona notizia che converte e trasforma. Dunque, nella Messa non leggiamo il Vangelo per sapere come sono andate le cose, ma per prendere coscienza che ciò che Gesù ha fatto e detto una volta, Egli continua a compierlo e a dirlo adesso anche per noi”.

Dopo il Vangelo, l’omelia. “Raccomandata vivamente dal Concilio Vaticano II come parte della stessa liturgia - puntualizza il Pontefice - l’omelia non è un discorso di circostanza, né una conferenza o una lezione, ma un riprendere quel dialogo che è già aperto tra il Signore e il suo popolo, affinché trovi compimento nella vita. L’esegesi autentica del Vangelo è la nostra vita santa!”.

Francesco nella catechesi fornisce alcune indicazioni importanti per chi pronuncia l’omelia: “Chi tiene l’omelia deve compiere bene il suo ministero, offrendo un reale servizio a tutti coloro che partecipano alla Messa, ma anche quanti l’ascoltano devono fare la loro parte. Anzitutto prestando debita attenzione, assumendo cioè le giuste disposizioni interiori, senza pretese soggettive, sapendo che ogni predicatore ha pregi e limiti. Se a volte c’è motivo di annoiarsi per l’omelia lunga o non centrata o incomprensibile, altre volte è invece il pregiudizio a fare da ostacolo. La responsabilità di chi tiene l’omelia si coniuga con la possibilità – a volte il dovere – di chi sta nei banchi di far presente, nei modi opportuni, le attese che la comunità sente. Non si tratta di accusare ma di aiutare, questo sì. Chi può aiutare i sacerdoti se non i fedeli che sono loro sinceramente vicini?”

Il Papa poi commenta a braccio: "Mi raccontava un sacerdote che una volta il papà gli aveva detto che era felice perchè aveva trovato una chiesa dove non ci stava l'omelia. Durante l'omelia c'è chi esce fuori a fumarsi una sigaretta, tutti voi lo sapete che è vero...per questo fate che sia breve e ben preparata. Non deve andare oltre dieci minuti, per favore".

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Conclude il Papa: “Se, dunque, ci mettiamo in ascolto della buona notizia, da essa saremo convertiti e trasformati, pertanto capaci di cambiare noi stessi e il mondo”.