Teramo , venerdì, 9. febbraio, 2018 18:00 (ACI Stampa).
“Cari giovani, per la prima volta mi rivolgo a voi come vescovo della Chiesa che è in Teramo-Atri. Vi saluto con grande gioia e grande affetto: comincia con queste parole la lettera di mons. Lorenzo Leuzzi ai giovani della diocesi di Teramo-Atri.
“Papa Francesco mi ha inviato a voi e io ho accolto con stupore questa sua scelta che, sono certo, è ciò che il Signore Gesù desidera. E’ bello pensare la vita della Chiesa come una grande staffetta nella quale ciascuno di noi è chiamato a ricevere e a consegnare il testimone. Oggi tocca a me accogliere il testimone da mons. Seccia, che voi avete conosciuto e amato”.
Mons. Leuzzi ha invitato i giovani a partecipare alla ‘staffetta ecclesiale’: “Tutti insieme siamo chiamati ad inserirci in questa staffetta per camminare con il Signore nel tempo che ci viene concesso. Far parte di una staffetta non è facile. Per chi frequenta la scuola media superiore o l’università oppure è inserito in una piccola o media azienda non sempre è facile. Noi desideriamo camminare da soli piuttosto che in gruppo, condividendo la gioia e le speranze dei nostri amici. Io vorrei invitarvi a superare questa tentazione. Lo so che non è facile! Il vostro futuro, però, dipenderà dalla maturazione della disponibilità a costruire giorno dopo giorno piccoli tratti del percorso che quotidianamente si aprono davanti a noi. Quando ci svegliamo il mattino è importante recuperare ciò che abbiamo costruito precedentemente ed essere disponibili alle nuove richieste. Senza paura. Il vero problema è che tante volte desideriamo ricominciare da capo, come se la vita iniziasse oggi. Non è così!”.
Quindi ha invitato i giovani a non lasciarsi sopraffare dal ‘vuoto’: “Se sei vuoto vuoi ricominciare sempre da capo. Fino all’infinito. Ma resterai sempre vuoto! E’ l’illusione di chi insegue l’attimo presente! Ho incontrato tanti giovani che erano delusi perché non avevano trovato la via per dare contenuto alla propria vita. Parlando ai vostri amici, in occasione della Giornata della Memoria, ho ricordato loro che la discesa è più facile della salita, soprattutto quando bisogna salire portando con sé non il vuoto ma il peso della propria vita”.
Non privilegiate - ha aggiunto - la ‘discesa’: “Salire con la propria vita e non illudersi di vivere dimenticando se stessi, i propri doni, i propri talenti, la propria storia. Chi dimentica se stesso è in discesa, fino a precipitare nel buio. La discesa, forse, può essere bella ma sicuramente senza futuro!” Quindi nella lettera mons. Leuzzi invita i giovani a prendere in mano, con sicurezza, il testimone: “Cari giovani, prendiamo insieme il testimone che i nostri genitori, i nostri educatori, le nostre comunità ci hanno affidato e ripartiamo con gioia. La società ha bisogno di giovani che si preparano a vivere con responsabilità il tratto di strada da percorrere sapendo di non essere né il primo né l’ultimo. Si può essere protagonisti anche nella staffetta!”.