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Papa Francesco lo ribadisce: no alla violenza in nome di Dio

Papa Francesco | Papa Francesco durante una recente udienza in Sala Clementina | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco | Papa Francesco durante una recente udienza in Sala Clementina | Vatican Media / ACI Group

No alla violenza in nome della religione. Riprendendo le sue parole alla Conferenza Internazionale per la Pace organizzata dall’università di Al Azhar il 28 aprile 2017, Papa Francesco ribadisce che nessuna violenza può essere operata in nome di Dio.

L’occasione è un incontro con i partecipanti alla conferenza “Tackling Violence Committed in Name of Religion”, che a Roma riunice una cinquantina tra leaders politici e religiosi – tra questi, il Patriarca Caldeo Rafael Sako - per parlare di come affrontare il problema sempre più crescente del terrorismo di matrice religiosa.

Davanti ad una cinquantina di partecipanti alla conferenza, Papa Francesco sottolinea che “la violenza propagandata e attuata in nome della religione non può che attirare discredito verso la religione stessa”. La stessa violenza – aggiunge il Papa – “dovrebbe essere condannata da tutti e, con speciale convinzione, dall’uomo autenticamente religioso, il quale sa che Dio è soltanto bontà, amore, compassione, e che in Lui non può esserci spazio per l’odio, il rancore e la vendetta”.

Papa Francesco afferma che la persona religiosa “sa che una delle più grandi bestemmie è chiamare Dio come garante dei propri peccati e crimini, di chiamarlo a giustificare l’omicidio, la strage, la riduzione in schiavitù, lo sfruttamento in ogni sua forma, l’oppressione e la persecuzione di persone e di intere popolazioni”.

Il Papa invita dunque i leaders religiosi a “smascherare qualsiasi tentativo di manipolare Dio per scopi che non hanno nulla a che vedere con lui e la sua gloria”, a “mostrare che ogni vita umana ha in sé stessa carattere sacro” e per questo “merita rispetto, considerazione, compassione, solidarietà, a prescindere dall’etnia, dalla religione, dalla cultura, dall’orientamento ideologico o politico”.

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Papa Francesco che non ci sono più diritti se si appartiene ad una determinata religione e non ce ne sono meno se non vi si aderisce, e in queste parole si legge indirettamente un richiamo a quello che successe con l’invasione dell’ISIS in Iraq, quando i cristiani furono privati di ogni diritto e le loro case segnate con la N di Nazareno.

Oltre che ai religiosi, il Papa chiama all’impegno anche leader politici, insegnanti, operatori dell’educazione, della formazione e dell’informazione per “”avvertire chiunque venisse tentato da forme perverse di religiosità traviata, che esse nulla hanno a che vedere con la testimonianza di una religione degna di questo nome”.

Sarebbe questo un aiuto ad incontrare veramente Dio, che è “Colui che libera dalla paura, dall’odio e dalla violenza, che desidera servirsi della creatività e delle energie di ciascuno per diffondere il suo disegno d’amore e di pace rivolto a tutti”.