Città del Vaticano , sabato, 13. giugno, 2015 17:21 (ACI Stampa).
Cesare Nebbia e Giovanni Guerra. Si chiamavano così i maestri del gruppo di artisti che hanno fatto bella Roma a metà del ‘500. Con loro una quarantina di artisti e decoratori che si guadagnarono il nome di “pittori sistini”. Perchè fu a loro che Papa Sisto V, il grande urbanista di Roma, affidò la decorazione di tutto quello che sotto il suo pontificato venne costruito e ristrutturato da Domenico Fontana, ingegnere prima che architetto.
Tra i gioielli sistini anche il santuario delle Scala Santa così come lo conosciamo oggi.
Nel progetto architettonico di Domenico Fontana la Cappella Sancta Sanctorum era fiancheggiata, a destra, dalla Cappella di San Lorenzo e, a sinistra, da quella di San Silvestro; le raccordava, dalla parte posteriore, un corridoio sparito negli anni ’30.
Oggi invece chi entra nella cappella di San Lorenzo a sinistra entra, tramite la porta antica, nel Sancta Santorum. Poco più avanti un sontuoso affresco di San Lorenzo spiega la dedicazione della cappella. Ma guardando verso l’alto ci si rende subito conto di essere in uno scrigno d’arte cinquecentesca. Timpani, vele, lunette di un soffitto con paesaggi, profeti e padri della Chiesa nel più perfetto stile manierista si svelano al fedele e al turista dopo due anni di sapiente restauro.
La struttura della Cappella è rimasta invariata fino al 1936-1937, quando fu arretrato di circa sei metri l’altare maggiore, che era stato donato da Papa Leone XIII (1878-1903), ma il soffitto domina la crudezza delle decorazioni pre belliche.