Dublino , venerdì, 2. febbraio, 2018 16:00 (ACI Stampa).
Sembrano non aver fine le difficoltà per la Chiesa cattolica in Irlanda. E’ ormai ufficiale, a fine maggio ci sarà un referendum sull’ottavo emendamento della Costituzione, che equipara il “diritto alla vita del nascituro” al “diritto alla vita della madre” e rende illegale l’aborto.
Il vescovo Kevin Doran presidente del gruppo sulla bioetica della Commissione episcopale irlandese in un messaggio domenica scorsa ha scritto: “Se la società accetta che un essere umano abbia il diritto di porre fine alla vita di un altro, allora non è più possibile rivendicare il diritto alla vita come diritto umano fondamentale per nessuno…Se concediamo qualsiasi motivo all’aborto, gli stessi argomenti saranno usati per giustificare la fine della vita di persone anziane, fragili o con disabilità significative. Se attraversiamo questa frontiera, non sarà facile tornare indietro”.
La Chiesa irlandese ha registrato soprattutto negli ultimi due decenni fenomeni come il declino della pratica religiosa e delle vocazioni e l’allontanamento di un numero crescente di fedeli, soprattutto tra i giovani.
Nel 2013 Il 76,6% degli irlandesi risultava, ma recenti sondaggi dicono che meno della metà si considerano persone religiose. Anche nel dibattito politico l’influenza della Chiesa è notevolemente diminuita anche dopo la triste vicenda del scandalo della pedofilia che ha iniziato ad emergere nei primi anni ’90.
Nel 2013 è stata approvata la “Protection of life during pregnancy Bill”, la legge che ha autorizzato l’interruzione volontaria della gravidanza in caso di pericolo di vita per la madre, e nel 2015 si è cambiata la definizione costituzionale del matrimonio tradizionale quale unione tra un uomo e una donna, aprendo così ai matrimoni omosessuali.