Carpi , domenica, 4. febbraio, 2018 10:00 (ACI Stampa).
Domenica scorsa nel brano di Vangelo abbiamo contemplato Gesù che predica e compie un esorcismo. Oggi accompagniamo Gesù nella sua opera di guaritore e nella sua preghiera. Gesù lascia la sinagoga, luogo pubblico, e si reca nella casa di Pietro e Andrea, dove trova “La suocera di Pietro… a letto con la febbre…”
La malattia, da una parte, contraddice al nostro desiderio di stabilità, di sicurezza e di tranquillità perché rivela la fragilità della condizione e, dall’altra parte, richiama un’altra malattia che nessuna medicina può curare, la morte. In definitiva la malattia rivela una natura che ha bisogno di essere totalmente risanata.
Gesù compie un gesto: “…la fece alzare prendendola per mano”.
Il testo greco favorisce una traduzione diversa: “la resuscitò”. E’ lo stesso verbo utilizzato nel racconto della resurrezione della figlia di Giairo (5.41) e della resurrezione di Gesù (12.26; 16.6).
Per Gesù, dunque, la sola vera salvezza dell’uomo non è la guarigione da una febbre passeggera, ma è la nostra resurrezione con la quale entreremo definitivamente nel Regno di Dio dove “non ci sarà più la morte, né il lutto, né lamento, né affanno perché le cose di prima sono passate” (Ap.21.4). Questo dà ragione del perché Cristo non guarisce tutti i malati che incontra sul suo cammino. Intende sottolineare che il male radicale, la vera malattia che intacca la nostra vita è essere separati da Dio. Ciò che ci impedisce di raggiungere la meta finale della nostra vita è il peccato. Per questo motivo siamo chiamati ad avvertirne la gravità ed il bisogno della misericordia, che è invocazione della presenza del Signore.