La Chiesa cattolica in Perù ha un ruolo di primo piano secondo il nuovo testo costituzionale del 2003. Ma anche lì la secolarizzazione va avanti: nel 2008 è stato approvato il divorzio rapido e nel 2014 il protocollo medico relativo alla pratica dell’aborto terapeutico negli ospedali.
Ma se la società è sempre più secolarizzata, c’è una grande devozione popolare, e un grande amore per la Chiesa, che si è visto ad esempio nel Giubileo di Santa Rosa da Lima. Nel suo discorso alle autorità, Papa Francesco lega l’ecologia integrale al tema della corruzione, rendendo concreta la sua affermazione che la Laudato Si non è una enciclica ecologica, ma una enciclica sociale.
Le parole del discorso del Papa alle autorità partono proprio dall’Amazzonia appena visitata e oggetto di un Sinodo speciale nel 2019, “la più grande foresta tropicale e il sistema fluviale più esteso del pianeta”, per arrivare al tema della corruzione, perché - spiega - degrado dell’ambiente e degrado morale sono strettamente legati.
La biodiversità dell’Amazzonia è paragonata alla varietà del popolo peruviano, una “ricchissima pluralità culturale” che “costituisce l’anima del popolo” del Perù, marcato da “ospitalità, stima dell’altro, rispetto, gratitudine verso la madre terra e la creatività per nuovi progetti”.
Il Papa guarda ai giovani, “il presente più vitale che questa società possiede”, sottolinea che “la speranza in questa terra ha un volto di santità”, con santi come “Martino de Porres, il quale, figli odi due culture, mostrò la forza e la ricchezza che nasce nelle persone quando mettono l’amore al centro della loro vita”.
Ma la minaccia che fa ombra a questa vitalità giovanile – aggiunge il Papa – viene proprio dal “modo in cui stiamo spogliando la terra delle risorse naturali, senza le quali non è possibile alcune forma di vita”.
E per questo “Uniti per difendere la speranza” (il motto del viaggio del Papa in Perù) significa “promuovere e sviluppare una ecologia integrale”, ascoltando, riconoscendo e rispettando “i popoli locali come validi interlocutori”, perché questi mantengono “un legame diretto con il territorio, conoscono i suoi tempi e i suoi processi” e per questo conoscono gli “effetti catastrofici” che provocano alcune iniziative portate avanti “in nome dello sviluppo”.
“Il degrado dell’ambiente è strettamente legato al degrado morale delle nostre comunità”, ammonisce il Papa. E ricorda alcune situazioni, come quella delle “estrazioni minerarie irregolari”, un “pericolo che distrugge la vita delle persone”, perché “foreste e fiumi vengono devastati in tutta la loro ricchezza”, e il processo di degrado “implica e alimenta organizzazioni al di fuori delle strutture legali che degradano tanti nostri fratelli sottomettendoli alla tratta, al lavoro irregolare, alla delinquenza”.
La corruzione è, per Papa Francesco, “un’altra forma di degrado ambientale”, che “inquina progressivamente il tessuto sociale”, un “virus sociale” che “infetta tutto” e “i poveri e la madre terra sono i più danneggiati”, e per questo tutto ciò che si può fare per lottare “contro questo flagello sociale” merita “il massimo della considerazione e del sostegno”, perché “questa lotta ci riguarda tutti”.
Il Papa dunque incoraggia i leader dei Paesi per impegnarsi a “offrire la sicurezza che nasce dalla convinzione che il Perù è uno spazio di speranza e di opportunità, per tutti e non solo per pochi”. E, a fianco ai leader e al popolo, Papa Francesco schiera l’impegno della Chiesa Cattolica “in questo sforzo che ci accomuna di portare avanti il lavoro perché il Perù continui ad essere terra di speranza”.
Al termine del discorso, Papa Francesco incontra la famiglia presidenziale nel Salon de la Paz, benedice funzionari e personale del Palazzo presidenziale nella Sala del Gran Comedor.
Dopo il congedo, Papa Francesco andrà nella Chiesa di San Pedro, dove incontrerà i membri della Compagnia del Gesù.
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