Papa Francesco ricorda che la “terra dei sogni” ha “saputo ospitare gente di diversi popoli e culture che hanno dovuto lasciare i loro cari e partire”, con la speranza di “ottenere una vita migliore”, ma anche con “bagagli carichi di incertezza per quello che verrà”.
Il Papa sottolinea che “Iquique è una zona di immigrati che ci ricorda la grandezza di uomini e donne”, e di famiglie intere che “non si danno per vinte di fronte alle avversità, in cerca di vita”. Famiglie che “sono icone della Santa Famiglia, che dovette attraversare deserti per continuare a vivere”.
Per questo, Papa Francesco fa l’invito che la terra dei sogni continui ad essere anche terrà di ospitalità “festosa”, perché “non c’è gioia cristiana quando si chiudono le porte”, né quando si fanno sentire gli altri di troppo.
Il Papa chiede dunque di mettersi in ascolto, per riconoscere “coloro che hanno una vita ‘annacquata’, e che hanno perso, o ne sono stati derubati – le ragion per celebrare”.
È un invito alla denuncia, a dire come Maria a Cana che “non hanno più vino” , perché “il grido del popolo di Dio, il grido del povero, che ha forma di preghiera e allarga il cuore”, ci insegna a stare attenti a “tutte le situazioni di ingiustizia”, alle “nuove forme di sfruttamento”, così come alla “precarizzazione del lavoro che distrugge vite e famiglie”, a quelli che “approfittano dell’irregolarità di molti migranti”, alla mancanza di terra, tetto e lavoro – le tre parole che il Papa ripete sempre quando incontra i movimenti popolari.
Quello del Papa è anche un invito all’impegno civile. Sempre guardando alle nozze di Cana, il Papa esorta ad essere come i servi che hanno dato una mano, e chiede che “la nostra solidarietà e il nostro impegno per la giustizia facciano parte del ballo e del canto che possiamo intonare a nostro Signore”.
E ancora, il Papa concentra il suo sguardo sui migranti, chiede di approfittare per “imparare a lasciarci impregnare dai valori, dalla sapienza e dalla fede che i migranti portano con sé”, senza chiuderci a quelle ‘anfore’ “piene di sapienza e di storia che portano quanti continuano ad arrivare a queste terre”.
“Non priviamoci di tutto il bene che possono offrire”, chiosa Papa Francesco. Ed esorta a lasciare che “ Gesù possa completare il miracolo, trasformando le nostre comunità e i nostri cuori in segno vivo della sua presenza, che è gioiosa e festosa perché abbiamo sperimentato che Dio è con noi, perché abbiamo imparato ad ospitarlo in mezzo a noi”.
Al termine della Messa, prima di partire per il Perù, il Papa ringrazia il Cile, la presidente Bachelet dell’invito, i volontari, e ricorda che il suo pellegrinaggio prosegue in Perù, “popolo amico e fratello di questa Patria Grande di cui siamo invitati a prenderci cura. Una Patria che trova la sua bellezza nel volto multiforme dei suoi popoli”. E infine, un saluto ai pellegrini venuti da Perù, Bolivia e "in particolare a quelli che vengono dall'Argentina, la mia patria. E grazie agli argentini che mi hanno accompagnato a Temuco, a Santiago e qui".
Dopo la Messa, il Papa andrà al santuario di Nuestra Senora de Lourdes, in cui è costruita una riproduzione della Grotta di Massabielle dove la Madonna apparve a Bernadette. Il Santuario è affidato agli Oblati di Maria Immacolata. Lì il Papa sarà accolto dal rettore, padre Garcia Lussier, da 2 sacerdoti della casa. Prima del pranzo, il Papa deporrà un omaggio floreale nella chiesa, e lì incontrerà 10 malati e due familiari delle vittime della repressione degli anni Settanta, che consegnano una lettera al Papa.
(articolo aggiornato alle 16.51 con il saluto del Papa al termine della Messa)
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