Acerra , lunedì, 15. gennaio, 2018 18:00 (ACI Stampa).
Era una “missione normale”, quella di padre Daniele Badiali, un sacerdote della diocesi di Faenza missionario fidei donum in Perù, ucciso nel 1997 a soli 37 anni, probabilmente solo perché aveva riconosciuto uno dei suoi rapitori. Ma la Chiesa di Perù è anche fatta di “missioni normali” come quella di padre Daniele.
Papa Francesco conosce la sua storia perché il vescovo Mario Toso di Faenza gliela ha presentata al termine di una udienza generale, insieme ad un libricino edito dalla diocesi e dall’Operazione Mato Grosso, intitolato “La tua mano mi darai”, e al libro "Vado Io" di Girolamo Fazzini, edito dall'Editrice Missionaria Italiana.
La causa di beatificazione è stata avviata nel 2010, dalla diocesi di Faenza-Modigliana. Quella che si racconta è la storia di una vocazione attuale, di un giovane che vive anche l’esperienza del silenzio di Dio, ma che non si fa mai lo scrupolo di non essere di aiuto.
“Vado io”: sono queste le due parole che raccontano la storia di padre Daniele. È tra il libro di Fazzini e quello della diocesi che ricostruiamo la storia di questo missionario normale.
A quindici anni, padre Daniele conosce l’Operazione Mato Grosso, un movimento educativo missionario, formalmente aconfessionale, ma in realtà molto caratterizzato da missionari. E decide di partire, seguendo Giorgio Nonni, faentino come lui, che diventerà poi sacerdote, e conoscendo lì il fondatore dell’Operazione, il salesiano Ugo De Censi.