Carpi , domenica, 14. gennaio, 2018 10:00 (ACI Stampa).
L’evangelista Giovanni, dopo il Prologo ci presenta gli inizi del ministero di Gesù con il racconto della vocazione dei primi discepoli. Il testo appare molto generico perché la chiamata da parte del Signore non è legato a un tempo determinato (2000 anni fa) o a un luogo preciso (la Galilea), ma “si ripete dovunque nel tempo della Chiesa”.
Giovanni il Battista vede passare Gesù e lo presenta come l’Agnello di Dio. La parola “agnello” nella lingua aramaica significa anche “servo”. Cristo, dunque, è “servo del Signore” che come “agnello viene condotto al macello senza aprire bocca”. Accetta, cioè, in silenzio, di sacrificare la sua vita per liberare l’umanità dal peccato. Due discepoli di Giovanni, dopo avere ascoltato la sua testimonianza, seguono Gesù. L’esperienza di questi due discepoli porta a riconoscere che “Anche nel tempo della Chiesa Gesù passa…ma resta ignoto finchè qualcuno non lo fa notare: ‘Ecco!’
Tommaso d’Aquino commenta così le parole del Battista: “Seguitelo e diventerete più ricchi perché egli possiede la grazia e la virtù di purificare dal peccato” (in Commento al Vangelo di Giovanni/1 (Città Nuova 1990) 187). I discepolo seguono Gesù, ma non dicono nulla (v.37).
E’ il Signore che prende l’iniziativa di mostrare il suo volto. Cristo è il volto del Padre che si gira verso di noi, ci guarda e ci interroga circa il desiderio del nostro cuore. Il suo sguardo rivela lo sguardo con cui Dio guarda ogni uomo perché l’umanità di Cristo è la strada, la via per giungere a Dio.
“Che cosa cercate?”. La domanda che Gesù pone chiede di andare a fondo del proprio desiderio e della proprio ricerca. “Cosa cerco in realtà?”; “Quale senso do alla mia vita?”; “Qual è il mio desiderio?”. I due discepoli non rispondono. Forse non sono ancora in grado di esprimere con le parole ciò che veramente cercano, che cosa si aspettano veramente dal Signore. In ogni caso esprimono chiaramente il desiderio di conoscerlo.