Città del Vaticano , mercoledì, 10. gennaio, 2018 9:50 (ACI Stampa).
Papa Francesco continua il suo ciclo di catechesi sulla Santa Messa spiegando il significato del canto del “Gloria” e l'importanza dell'orazione della colletta.
Nell’Udienza Generale il Pontefice commenta: “Proprio dall’incontro tra la miseria umana e la misericordia divina prende vita la gratitudine espressa nel ‘Gloria’, un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello”.
Il Papa continua spiegando l’unicità del Canto del Gloria: “Possiamo dire che il Gloria, cantato o recitato nelle domeniche – escluse quelle di Avvento e di Quaresima – come pure nelle solennità e nelle feste, costituisce un’apertura della terra verso il cielo, in risposta al chinarsi del cielo sulla terra”.
Dopo il Gloria, si arriva all’orazione della Colletta. Francesco chiarisce anche questa: “Con l’invito preghiamo, il sacerdote esorta il popolo a raccogliersi con lui in un momento di silenzio, al fine di prendere coscienza di stare alla presenza di Dio e far emergere, ciascuno nel proprio cuore, le personali intenzioni con cui partecipa alla Messa. Il silenzio non si riduce all’assenza di parole, bensì nel disporsi ad ascoltare altre voci: quella del nostro cuore e, soprattutto, la voce dello Spirito Santo”.
“Forse veniamo da giorni di fatica, di gioia, di dolore, e vogliamo dirlo al Signore – osserva il Pontefice – invocare il suo aiuto, chiedere che ci stia vicino; abbiamo familiari e amici malati o che attraversano prove difficili; desideriamo affidare a Dio le sorti della Chiesa e del mondo. A questo serve il breve silenzio prima che il sacerdote, raccogliendo le intenzioni di ognuno, esprima a voce alta a Dio, a nome di tutti, la comune preghiera che conclude i riti d’introduzione, facendo appunto la colletta delle singole intenzioni”.