Città del Vaticano , sabato, 6. gennaio, 2018 12:15 (ACI Stampa).
Subito dopo la celebrazione della Messa nella Basilica Vaticana, Papa Francesco si affaccia alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico per recitare l’Angelus con i fedeli in Piazza San Pietro. Dopo aver riassunto in tre gesti l’opera dei Re Magi nell’omelia odierna, il Papa, nell’Angelus, presenta tre atteggiamenti con i quali è stata accolta la venuta di Gesù e la sua manifestazione al mondo: ricerca premurosa, indifferenza, paura.
I Magi hanno fatto un lungo viaggio e adesso “con grande premura cercano di individuare dove si possa trovare il Re neonato”. Alla loro ricerca premurosa si contrappone l’indifferenza dei sommi sacerdoti e degli scribi: “Essi conoscono le Scritture e sono in grado di dare la risposta giusta sul luogo della nascita, ma non si scomodano per andare a trovare il Messia. Betlemme è a pochi chilometri, ma loro non si muovono”, commenta il Pontefice. Ancora più negativo, per Francesco, è l’atteggiamento di Erode, perchè “egli ha paura che quel Bambino gli tolga il potere”.
“Anche noi dobbiamo scegliere quale dei tre assumere”, osserva il Papa. “L’egoismo può indurre a considerare la venuta di Gesù nella propria vita come una minaccia – commenta il Pontefice -allora si cerca di sopprimere o di far tacere il messaggio di Gesù. Quando si seguono le ambizioni umane, le prospettive più comode, le inclinazioni del male, Gesù viene avvertito come un ostacolo. D’altra parte, è sempre presente anche la tentazione dell’indifferenza. Pur sapendo che Gesù è il Salvatore, si preferisce vivere come se non lo fosse”.
Qual è l’atteggiamento giusto? Per Francesco, come i Magi, dobbiamo essere “premurosi nella ricerca, pronti a scomodarci per incontrare Gesù nella nostra vita. Ricercarlo per adorarlo, per riconoscere che Lui è il nostro Signore, Colui che indica la vera via da seguire”.
Dopo la recita dell’Angelus, il Papa passa ai consueti saluti: "Alcune Chiese orientali, cattoliche e ortodosse, celebrano in questi giorni il Natale del Signore. Ad esse rivolgo il mio augurio più cordiale: questa gioiosa celebrazione sia fonte di nuovo vigore spirituale e di comunione tra tutti noi cristiani, che lo riconosciamo come Signore e Salvatore. E vorrei esprimere, in modo speciale, la mia vicinanza ai cristiani ortodossi copti, e salutare cordialmente il mio fratello Tawadros II nella gioiosa occasione della consacrazione della nuova Cattedrale al Cairo”.