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Il Papa, da Maria impariamo a custodire nel silenzio

Il Papa celebra la Solennità della Madre di Dio  |  | Daniel Ibanez/ CNA
Il Papa celebra la Solennità della Madre di Dio | Daniel Ibanez/ CNA
Papa Francesco celebra la messa della Solennità della Madre di Dio  |  | Daniel Ibanez/ CNA
Papa Francesco celebra la messa della Solennità della Madre di Dio | Daniel Ibanez/ CNA
Il Papa pronuncia l'omelia  |  | Daniel Ibanez/ CNA
Il Papa pronuncia l'omelia | Daniel Ibanez/ CNA
I Cantori della Stella portano le Offerte al Papa  |  | Daniel Ibanez/ CNA
I Cantori della Stella portano le Offerte al Papa | Daniel Ibanez/ CNA

“Il silenzio ci dice che anche noi, se vogliamo custodirci, abbiamo bisogno di silenzio”.

Il Papa lo ripete nel primo giorno del nuovo anno nella omelia della solennità di Maria Madre di Dio. Dal silenzio di Maria, che “ custodiva tutte queste cose nel silenzio”.

Silenzio, parola che sembra lontana dal frastuono dei giorni di festa, ma che invece e è l’essenza: “Abbiamo bisogno di rimanere in silenzio guardando il presepe. Perché davanti al presepe ci riscopriamo amati, assaporiamo il senso genuino della vita. E guardando in silenzio, lasciamo che Gesù parli al nostro cuore: che la sua piccolezza smonti la nostra superbia, che la sua povertà disturbi le nostre fastosità, che la sua tenerezza smuova il nostro cuore insensibile.

Ritagliare ogni giorno un momento di silenzio con Dio è custodire la nostra anima; è custodire la nostra libertà dalle banalità corrosive del consumo e dagli stordimenti della pubblicità, dal dilagare di parole vuote e dalle onde travolgenti delle chiacchiere e del clamore”.

Il Papa ha ricordato la umanità di Cristo perché Maria l’ha permesso: “ la carne che Gesù ha preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre. Dire Madre di Dio ci ricorda questo: Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo”.

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E se l’uomo ha una Madre può specchiarsi “nel Dio fragile e bambino in braccio alla Madre e vedere che l’umanità è cara e sacra al Signore. Perciò, servire la vita umana è servire Dio e ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana, sofferente e malata, a quella scomoda e persino ripugnante, va accolta, amata e aiutata”.

Dalle letture il Papa ritorna a quella frase: «Custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». Custodiva. Semplicemente custodiva. Maria non parla: il Vangelo non riporta neanche una sua parola in tutto il racconto del Natale.”

Silenzio e custodia “niente ha tenuto per sé, niente ha rinchiuso nella solitudine o affogato nell’amarezza, tutto ha portato a Dio. Così ha custodito. Affidando si custodisce: non lasciando la vita in preda alla paura, allo sconforto o alla superstizione, non chiudendosi o cercando di dimenticare, ma facendo di tutto un dialogo con Dio. E Dio che ci ha a cuore, viene ad abitare le nostre vite”.

Ripartire guardando alla Madre quindi  che “è esattamente come Dio ci vuole, come vuole la sua Chiesa: Madre tenera, umile, povera di cose e ricca di amore, libera dal peccato, unita a Gesù, che custodisce Dio nel cuore e il prossimo nella vita. Per ripartire, guardiamo alla Madre. Nel suo cuore batte il cuore della Chiesa. Per andare avanti, ci dice la festa di oggi, occorre tornare indietro: ricominciare dal presepe, dalla Madre che tiene in braccio Dio”. E allora conclude il Papa: “la devozione a Maria non è galateo spirituale, è un’esigenza della vita cristiana. Guardando alla Madre siamo incoraggiati a lasciare tante zavorre inutili e a ritrovare ciò che conta.

Il dono della Madre, il dono di ogni madre e di ogni donna è tanto prezioso per la Chiesa, che è madre e donna. E mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare. Perché la fede non si riduca solo a idea o dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo. La Madre, firma d’autore di Dio sull’umanità, custodisca quest’anno e porti la pace di suo Figlio nei cuori e nel mondo”.

Al termine dell' omelia il Papa ha invitato i presenti a ripetere tre volte come i cristiani di Efeso la escalmazione: Santa Madre di Dio.

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