Roma , venerdì, 5. gennaio, 2018 9:00 (ACI Stampa).
Quando furono fondati a Parigi, nel 1534, i Gesuiti vivevano nel pieno di una epoca che fu chiamata rivoluzione commerciale. Da subito chiamati a confessare, predicare la fede e fare cultura, i gesuiti – almeno alcuni di loro – si occuparono anche di economia. Nei loro scritti di allora, si trovano molti dei dibattiti attuali. Si può dire che, in qualche modo, furono i gesuiti ad anticipare la globalizzazione.
La loro storia è stata raccontata in un convegno che si è tenuto alla Pontificia Università Gregoriana lo scorso 29 novembre, incentrato “Globalizzazione, Giustizia ed Economia: il contributo dei gesuiti”. Organizzato dall’Acton Institute, il convegno ha fornito una panoramica del contributo dato dai membri della Compagnia di Gesù al nuovo pensiero economico che si faceva largo proprio negli anni della fondazione, con le nuove vie commerciali aperte dalle rotte verso il Nuovo Mondo e l’arrivo dal Nuovo Mondo di materie prime che facevano crescere considerevolmente le risorse.
Una era che è stata poi chiamata “la Rivoluzione Commerciale”, e che vide i Gesuiti, nati in epoca di Controriforma e con un compito missionario, ma anche culturale, tra i protagonisti.
Si può forse dire che se i domenicani furono i padri dei Diritti Umani con la “Scuola di Salamanca” e la riflessione sulla natura dei nativi americani, i gesuiti diedero vita ad una scuola di pensiero economico che ebbe poi una influenza anche nelle reducciones, gli insediamenti per i nativi americani in America Latina che crearono un modello di sviluppo tale da dare fastidio, per la sua indipendenza, ai dominatori europei.
Ma perché i gesuiti si aprirono alle questioni economiche? Samuel Gregg, direttore di ricerca all’Acton Institute, lo ha spiegato così: “Nell’esplorare le questioni morali riguardanti il commercio e la finanza, alcuni teologi gesuiti fecero un punto di cercare di comprendere cosa stava accadendo in queste aree di vita”.