Città del Vaticano , venerdì, 29. dicembre, 2017 12:12 (ACI Stampa).
“Ogni pensiero teologico cristiano non può che cominciare sempre e incessantemente da qui, in una riflessione che non esaurirà mai la sorgente viva dell’Amore divino, che si è lasciato toccare, guardare e assaporare nella greppia di Betlemme”. Lo ha detto stamane Papa Francesco ricevendo in udienza l’Associazione Teologica Italiana.
Voi - ha aggiunto Francesco - siete nati “nello spirito di servizio e di comunione indicato dal Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa deve sempre riferirsi a quell’evento, con il quale ha avuto inizio una nuova tappa dell’evangelizzazione e con cui essa si è assunta la responsabilità di annunciare il Vangelo in un modo nuovo, più consono a un mondo e a una cultura profondamente mutati. È evidente come quello sforzo chieda alla Chiesa tutta, e ai teologi in particolare, di essere recepito all’insegna di una fedeltà creativa: vi chiedo di continuare a rimanere fedeli e ancorati, nel vostro lavoro teologico, al Concilio e alla capacità che lì la Chiesa ha mostrato di lasciarsi fecondare dalla perenne novità del Vangelo di Cristo”.
E’ importante - ha sottolineato ancora il Papa - “fare teologia insieme. Non si può pensare di servire la Verità di un Dio che è Amore, eterna comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e il cui disegno salvifico è quello della comunione degli uomini con Lui e tra loro, facendolo in modo individualistico, particolaristico o, peggio ancora, in una logica competitiva. Quella dei teologi non può che essere una ricerca personale; ma di persone che sono immerse in una comunità teologica la più ampia possibile, di cui si sentono e fanno realmente parte, coinvolte in legami di solidarietà e anche di amicizia autentica. Questo non è un aspetto accessorio del ministero teologico! Un ministero di cui oggi continua a esserci un grande bisogno nella Chiesa”.
Anche le persone semplici - ha proseguito Francesco - “sanno aguzzare gli occhi della fede. È in questa fede viva del santo popolo fedele di Dio che ogni teologo deve sentirsi immerso e da cui deve sapersi anche sostenuto, trasportato e abbracciato”. La fede “non solo non mutila ciò che è umano, ma si presenta sempre quale appello alla libertà delle persone”.
Il ministero teologico si inserisce “nella prospettiva di una Chiesa in uscita missionaria. Perché la Chiesa possa continuare a fare udire il centro del Vangelo alle donne e agli uomini di oggi, perché il Vangelo raggiunga davvero le persone nella loro singolarità e affinché permei la società in tutte le sue dimensioni, è imprescindibile il compito della teologia, con il suo sforzo di ripensare i grandi temi della fede cristiana all’interno di una cultura profondamente mutata”.