Più nel dettaglio, in America sono stati uccisi 8 sacerdoti, 1 religioso e 2 laici. Sono quasi tutti martiri avvenuti in Sudamerica, più uno ad Haiti.
Si comincia con il Messico. Le vittime sono: il sacerdote Joaquin Hernandez Sifuentes, scomparso il 3 gennaio e ritrovato alcuni giorni dopo; don Felipe Carrillo Altamirano, ucciso il 26 marzo apparentemente vittima di un'aggressione per furto; don Luis Lopez Villa, ucciso il 5 luglio da criminali che hanno fatto irruzione nella sua parrocchia; don José Miguel Machorro, accoltellato il 15 maggio al termine della Messa che stava celebrando e morto in ospedale il 3 agosto.
Helena Agnieszka Kmiec, volontaria polacca del Volontariato Missionario Salvatoriano, è stata assassinata in Bolivia il 24 gennaio in un tentativo di furto.
Il religioso francescano Diego Bedoya è stato trovato morto all’alba del 10 aprile in Venezuela, ucciso durante una rapina.
Due gli operatori pastorali assassinati in Colombia. Don Diomer Eliver Chavarría Pérez, è stato ucciso la sera del 27 luglio, nella sua parrocchia; don Abelardo Antonio Muñoz Sánchez, ucciso il 3 ottobre, durante un tentativo di furto.
In Brasile, don Pedro Gomes Bezerra, è stato trovato ucciso nella casa canonica la mattina del 24 agosto, mentre in Argetina è stato ucciso il 23 agosto Ricardo Luna, laico, guardiano della parrocchia.
Ad Haiti il 21 dicembre è stato ucciso a scopo di rapina don Joseph Simoly.
Spostandoci di continente, l’Africa ha contato l’uccisione di 4 sacerdoti, 1 religiosa e 5 laici.
Lino, un catechista di Kajo-Keji, è stato ucciso in Sud Sudan il 22 gennaio in una cappella insieme ad altre cinque persone. Il cappuccino Lucien Njiva è stato ucciso dai ladri il 23 aprile nel convento di Ambendrana Antsohihy, in Madagascar. Si conta tra le vittime anche don Adolphe Ntahondereye, rapito in Burundi e morto due settimane dopo la sua liberazione a causa dello stress accumulato durante il sequestro.
Cinque morti in Nigeria: don Cyriacus Onunkwo è stato rapito e ucciso nello stato di Imo, il 1° settembre; George Omondi è stato ucciso il 18 marzo nel tentativo di fermare i ladri che avevano preso di mira la chiesa di cui era il custode; tre catechisti laici, Joseph, John e Patrick, sono rimasti uccisi in un attentato di Boko Haram a Pulka.
In Kenya, sono stati uccisi un religioso e una religiosa. Padre Evans Juma Oduor è morto in ospedale dopo essere stato trovato incosciente; suor Ruvadiki Plaxedes Kamundiya, religiosa, è stata violentata e uccisa il 22 ottobre.
Due i religiosi uccisi in Asia, 1 sacerdote e 1 laico. Entrambi i delitti sono avvenuti nelle Filippine. Il 4 dicembre don Marcelito Paez è stato ucciso da quattro uomini che gli hanno teso un agguato mentre era alla guida del suo veicolo; il 20 agosto, mentre si recava a guidare una liturgia della Parola, è stato ucciso il catechista laico Domingo Edo.
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In generale, il rapporto mostra che molti operatori pastorali sono stati uccisi in tentativi di rapina e di furto. Altro dato da non sottovalutare è il diffondersi dei sequestri di sacerdoti e suore, “alcuni conclusi in modo tragico, altri con la liberazione degli ostaggi, altri ancora con il silenzio”. Uno di questi sequestri è quello di don Maurizio Pallù, il sacerdote che poi è stato liberato ed è quindi tornato nel suo compito di missionario in Nigeria.
Nell’elenco degli operatori pastorali uccisi nell’anno 2017, non figura il Vescovo di Bafia, in Camerun, Sua Ecc. Mons. Jean-Marie Benoit Bala, il cui corpo è stato ritrovato nelle acque del fiume Sanaga, il 2 giugno, dato che la morte è ancora avvolta da circostanze misteriose.
E non c’è, nell’elenco, nemmeno il sacerdote venezuelano José Luis Arismendi, 35 anni. Spirato il 15 aprile 2016 per mancanza di medicine – aveva una sopsetta meningite – non è stato ucciso per mano di qualcuno, ma rappresenta, sottolinea il rapporto, “i tanti venezuelani morti per mancanza di cibo, di assistenza, di medicine in seguito alla grave crisi politica e sociale attraversata dal paese”.