Berlino , venerdì, 22. dicembre, 2017 13:00 (ACI Stampa).
Il prossimo 26 dicembre – giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica del primo martire, Santo Stefano – una preghiera comune per i cristiani perseguitati unirà tutti i credenti del mondo. Nel giorno di "Solidarietà per i cristiani minacciati e perseguitati del nostro tempo", iniziativa nata nel 2003, verranno celebrate messe, pronunciate intenzioni di preghiera e ogni cristiano sarà invitato a pregare per la Chiesa perseguitata, quest’anno con un pensiero particolare alla Nigeria, dove i cristiani soffrono i continui attacchi della setta integralista Boko Haram.
Rapporti di organizzazioni non governative e resoconti dei media sulla libertà religiosa nel mondo lasciano poco spazio all’ottimismo. Lo scorso 15 dicembre a Berlino la Conferenza episcopale tedesca e la Chiesa Evangelica di Germania hanno presentato il secondo “Rapporto ecumenico sulla libertà religiosa dei cristiani nel mondo”.
Ebbene, rispetto al primo rapporto che risaliva al 2013, «la situazione non è affatto migliorata, al contrario è spesso peggiorata», ha detto monsignor Ludwig Schick, Arcivescovo di Bamberga e presidente della Commissione Chiesa universale. «Particolare preoccupazione – ha proseguito il presule - desta la situazione in alcune zone del Medio Oriente. Il Cristianesimo, a causa del terrore del cosiddetto Stato Islamico, è minacciato proprio nella regione dove è nato. Ci si chiede in particolare se queste minoranze religiose cacciate dai loro paesi possano tornare nelle zone liberate dall’IS, in Iraq e in Siria».
In Africa le cose non vanno affatto meglio. «Nell’Africa sud sahariana – ha proseguito monsignor Schick - la convivenza pacifica di cristiani e musulmani è minacciata. Boko Haram, in Nigeria e nei paesi limitrofi, si impone attraverso una lettura fondamentalista della tradizione islamica. E i cristiani, benché in alcuni luoghi siano particolarmente sotto attacco, non sono le uniche vittime». In Cina, Vietnam e nei paesi della ex Unione Sovietica la religione è ancora combattuta. «Qui ogni attività missionaria cristiana è interdetta. Questi stati, che si definiscono “secolarizzati”, escludono ogni attività religiosa dalla sfera pubblica e tengono sotto controllo ogni attività. Le comunità religiose devono farsi registrare per essere riconosciute. E così, anche in Russia, le ferite alla libertà religiosa aumentano», ha detto ancora l’arcivescovo Schick.
In altri paesi ancora la libertà religiosa è minacciata dal nazionalismo e da tendenze “culturalistiche”. «Questo è lo sfondo della persecuzione dei musulmani Rohingya in Birmania, o in India, dove il nazionalismo Indù rappresenta una sempre crescente minaccia alla libertà religiosa. Tendenze che guadagnano terreno anche in Indonesia, dove i Musulmani moderati vengono costretti sempre di più alla difensiva».