Città del Vaticano , sabato, 16. dicembre, 2017 11:00 (ACI Stampa).
Vederli li’ insieme a Palazzo Borromeo davanti ad un microfono dava un certo effetto. Le sagome di cartone di Guglielmo Marconi e Papa Pio XI con il mitico microfono dei primi radio messaggi sono in effetti una parte del museo della Radio vaticana che custodisce tesori della storia della comunicazione in Vaticano. Il Museo per ora è chiuso per lavori, ma chi ha partecipato al convegno “ Interferenze” promosso dalla SPC e dall’ Ambasciata d’ Italia presso la Santa Sede ha avuto la opportunità speciale di vedere almeno due piccoli gioielli: un registratore a filo e una delle prime telescriventi.
Ospite d’ onore Elettra Marconi figlia del grande scienziato cui il Papa aveva affidato il compito di realizzare la stazione radio dello Stato della Città del Vaticano appena nato.“Il periodo più lungo che mio padre ha trascorso in Italia- ha detto -è stato a Roma, per la costruzione di Radio Vaticana, per permettere che la voce del Papa parlasse a tutto il mondo”.
Un patrimonio da custodire e da rendere attuale, come ha spiegato monsignor Dario Edoardo Viganò che Papa Francesco ha scelto per la riforma dei media della Santa Sede.
“Durante due anni e mezzo - ha detto Viganò-abbiamo studiato molto il grande patrimonio e la ricchezza di Radio Vaticana, sia di professionalità che di presenza in tutto il mondo. Il Papa, avviando il processo di riforma, ci ha chiesto di non ‘imbiancare’, ma di ‘dare nuova forma’ alle cose”.
A fare gli onori di casa l’ambasciatore Pietro Sebastiani che ha insistito sulla forza della radio che ha “una forza persistente, che ha attraversato l’era della televisione e di Internet. E' un mezzo attuale, flessibile e capace di rinnovarsi, ma anche con uno straordinario ruolo di tutela della democrazia".