Lussemburgo , giovedì, 14. dicembre, 2017 16:00 (ACI Stampa).
Si è parlato di fine vita e fenomeno migratorio durante i lavori dell’incontro dei consulenti giuridici delle Conferenze Episcopali Europei, che si sono riuniti a Lussemburgo dal 10 al 12 dicembre 2017. E i lavori si sono conclusi con una posizione netta sul tema del fine vita, che altro non è che il ribadire la Dottrina Sociale della Chiesa: “Non è lecito togliere la vita a nessuno”.
È una presa di posizione netta, che segue l’appello a “non fare peccato di omissione” da parte della Chiesa lanciato dal nunzio in Lussemburgo, l’arcivescovo Augustine Kasuja, all’inizio dei lavori. E infatti, i consulenti giuridici chiedono di “entrare nel dibattito pubblico”, non solo affermando “principi e convinzioni”, ma spiegando queste posizioni in maniera ragionevole e argomentata. C’è forte preoccupazione per quelle leggi che “favoriscono una cultura della morte”.
Una presa di posizione che è maturata di fronte ad una analisi giuridica dei casi, con una relazione di Sophia Kuby, dell’ufficio di Bruxelles di ADF International. Tra i casi più eclatanti, quello Tom Mortier vs Belgio, arrivato alla Corte di Giustizia Europea. Tom Mortier ha saputo della morte della madre per eutanasia solo il giorno dopo. L’eutanasia era stata praticata dall’oncologo Wim Diestelmans con il consenso di tre diversi medici (nessuno dei quali aveva in cura la donna), dopo che la madre di Tom Mortier aveva fatto una donazione di 2500 all’associazione pro eutanasia dello stesso Diestelmans.
In generale, i consulenti giuridici delle Conferenze Episcopali Europee hanno sottolineato che c’è una grande confusione attorno ad alcuni concetti e pratiche che vogliono regolare il cosiddetto fine vita.
“La Chiesa – si legge nel comunicato che conclude i lavori – ribadisce che non è lecito togliere la vita ad alcuno! Nessuno può arrogarsi il diritto di decidere il momento della sua morte o di quella altrui”.