Città del Vaticano , lunedì, 11. dicembre, 2017 11:23 (ACI Stampa).
“Lasciarsi consolare dal Signore e non preferire lamentele e rancori”. E’ questo il centro dell’omelia di Papa Francesco nella Messa presso Casa Santa Marta. Il Papa riflette sulla Prima Lettura tratta dal profeta Isaia nella quale il Signore promette al suo popolo consolazione.
Secondo quanto diffuso dalla Radio Vaticana, Francesco commenta: “Il Signore è venuto a consolarci. Tante volte la consolazione del Signore ci sembra una meraviglia”.
Ma non è cosi facile. E il Papa lo spiega: “Quando si preferisce il rancore e cuciniamo i nostri sentimenti nel brodo del risentimento, quando c’è un cuore amaro, quando il nostro tesoro è la nostra amarezza. Il suo pensiero va al paralitico della piscina di Siloe: 38 anni con la sua amarezza dicendo che quando si muovevano le acque, nessuno lo aiutava . Per questi cuori amari è più bello l’amaro che il dolce, tanta gente lo preferisce. E questo è proprio un modo per non lasciarci consolare”.
Per il Papa sono le lamentele che ci distraggono dalla consolazione del Signore. Il Pontefice porta un esempio: quello del profeta Giona: “premio Nobel delle lamentele”. Fuggì da Dio perché si lamentava che Dio gli avrebbe fatto qualcosa, poi finì annegato e ingoiato dal pesce e dopo tornò alla missione. E invece di rallegrarsi per la conversione della gente, si lamentava perché Dio la salvava. “Anche nelle lamentele ci sono delle cose contradditorie”, evidenzia raccontando di aver conosciuto un buon sacerdote che però si lamentava di tutto: “aveva la qualità di trovare la mosca nel latte”.
Conclude infine Papa Francesco: “Il messaggio della Liturgia di oggi è quello di lasciarsi consolare dal Signore. E non è facile perché per lasciarsi consolare dal Signore ci vuole spogliarsi dei nostri egoismi, di quelle cose che sono il proprio tesoro, sia l’amarezza, siano le lamentele, siano tante cose. Ci farà bene oggi, ognuno di noi, fare un esame di coscienza: com’è il mio cuore? Ho qualche amarezza lì? Ho qualche tristezza? Com’è il mio linguaggio? È di lode a Dio, di bellezza o sempre di lamentele? E chiedere al Signore la grazia del coraggio, perché nel coraggio viene Lui a consolarci e chiedere al Signore: Signore, vieni a consolarci”.