E infine, il Papa ricorda che ci viene chiesto di “rimuovere tutti gli ostacoli che mettiamo alla nostra unione con il Signore”.
Sono tutte azioni – ammonisce il pontefice – che “”vanno compiute con gioia, perché sono finalizzate alla preparazione dell’arrivo di Gesù”, come quando “attendiamo una persona cara”.
La figura annuncia da Isaia è Giovanni Battista, quella voce dal deserto che nella Scrittura non solo indica il “luogo in cui visse e predicò il Battista”, ma “richiama anche il clima di conversione e di penitenza che permette di prepararci all’incontro con il Signore”, a partire dal Battesimo dal Salvatore che “è capace di trasformare la nostra vita con la forza dello Spirito Santo, con la forza dell’amore”.
“Lo Spirito Santo, infatti – conclude Papa Francesco - effonde nei nostri cuori l’amore di Dio, fonte inesauribile di purificazione, di vita nuova e di libertà”. È un Battesimo che ha vissuto per prima la Vergine Maria, che ha preparato così l’arrivo del Salvatore.
Al termine della preghiera dell’Angelus, Papa Francesco si concentra quindi su due temi che gli stanno particolarmente a cuore, il disarmo nucleare e la cura della casa comune.
L’occasione è data da due circostanze: il conferimento ad Oslo del Nobel per la Pace alla Campagna Internazionale per Abolire le Armi Nucleari, che cade tra l’altro nella Giornata delle Nazioni Unite per i Diritti Umani; e il vertice “Our Planet Summit” di Parigi, che comincerà il 12 dicembre.
Sul fronte nucleare, Papa Francesco nota “il forte legame tra diritti umani e disarmo nucleare”, perché “impegnarsi per la tutela della dignità di tutte le persone, in modo particolare di quelle più deboli e svantaggiate” significa anche “lavorare con determinazione per costruire un mondo senza armi nucleari”.
Il Papa ammonisce che “Dio ci dona la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”, e per questo “abbiamo la libertà, l’intelligenza e la capacità di guidare la tecnologia” e di “limitare il nostro potere al servizio della pace e del vero progresso”.
Sono parole che, indirettamente, spiegano come la Santa Sede non si contrapponga alla tecnologia nucleare, ma solo al suo uso a scopo bellico. E sono parole che si legano direttamente ad un altro tema caro al Papa, quello dell’ambiente.
Guardando al vertice “Our Planet Summit”, il Papa ricorda che “a due anni dall’adozione dell’Accordo di Parigi sul clima, esso intende rinnovare l’impegno per la sua attuazione e consolidare una strategia condivisa per contrastare il preoccupante fenomeno del cambiamento climatico”. Il Papa auspica “una chiara presa di coscienza sulla necessità di adottare decisioni realmente efficaci per contrastare i cambiamenti climatici e, nello stesso tempo, combattere la povertà e promuovere lo sviluppo umano integrale”.
Ed è in questo contesto che il Papa “esprime vicinanza” alle popolazioni indiane colpite dal ciclone Okhi, e in particolare “alle famiglie dei moltissimi pescatori dispersi”. Il ciclone ha colpito le regioni costiere Tamil Nandu e Kerala lo scorso 29 novembre, causando morti e dispersi. L’arcivescovo Soosai Pakiam di Trivandrum ha detto a Radio Vaticana che i cattolici morti sono 20 e 585 sono i dispersi. Oggi in India è proclamata una giornata di preghiera nazionale per le vittime.
Infine, lo sguardo del Papa va all’Albania “duramente provata da gravi inondazioni”, che hanno causato l’allagamento di 3300 case e persino una vittima.
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