Città del Vaticano , venerdì, 24. novembre, 2017 17:39 (ACI Stampa).
“Come base della fioritura umana, il lavoro è una chiave per lo sviluppo spirituale”. Papa Francesco lo scrive nella lettera cha inviato ai partecipanti alla Conferenza Internazionale “Dalla Populorum progressio alla Laudato si’”, organizzata dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale presso l’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano. La lettera rivolta al Cardinale Peter K.A. Turkson Prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale parte propio dalla Populorim progressio di Paolo VI e spiega che il lavoro per il cristiano non è “un mero fare; è, soprattutto, una missione”.
Quindi il lavoro, scrive il Papa “non può essere considerato come una merce né un mero strumento nella catena produttiva di beni e servizi, ma, essendo basilare per lo sviluppo, ha la priorità rispetto a qualunque altro fattore di produzione, compreso il capitale. Di qui l’imperativo etico di «difendere i posti di lavoro», di crearne di nuovi in proporzione all’aumento della redditività economica,come pure è necessario garantire la dignità del lavoro stesso”.
La persona però non è solo lavoro “ci sono altre necessità umane che dobbiamo coltivare e considerare, come la famiglia, gli amici e il riposo”. E allora “dobbiamo mettere in discussione le strutture che danneggiano o sfruttano le persone, le famiglie, le società e la nostra madre terra”.
Il Papa riprende i temi della Laudato si’ e chiede una “rotta sostenibile” che deve “porre al centro dello sviluppo la persona e il lavoro, ma integrando la problematica lavorativa con quella ambientale”. Francesco ripete il tema delle “tre “T”: terra, tetto e lavoro [trabajo]”, che è importante per la proprietà della terra e per il diritto di uso. E aggiunge che anche la “promozione e la difesa” dei diritti dell’ uomo “non si può realizzare a spese della terra e delle generazioni future”.
Il Papa parla di energie rinnovabili e dice che però “il costo di estrarre energia dalla terra, bene comune universale, non può ricadere sui lavoratori e le loro famiglie. I sindacati e i movimenti che conoscono la connessione tra lavoro, casa e terra hanno in merito un grande apporto da dare, e devono darlo”.