Città del Vaticano , venerdì, 24. novembre, 2017 14:10 (ACI Stampa).
Il Papa sarà in Myanmar e Bangladesh per “esprimere vicinanza e sostegno” alla comunità cristiana e per “essere una presenza di pace e riconciliazione e solidarietà” nella nella società: lo dice il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in una intervista al Centro Televisivo Vaticano alla vigilia del viaggio di Papa Francesco.
In due luoghi dove i cristiani sono minoranza, il Papa – dice il Segretario di Stato vaticano – spronerà “a lavorare soprattutto per il bene comune, a non essere considerate estranee alla realtà dei loro Paesi, ma finalmente integrate e capaci di dare un contributo alla crescita civile e pacifica di questi Paesi”.
Per il Cardinale Parolin, il Papa farà anche un appello al dialogo.”Credo – dice il Cardinale - che il fatto di trovarsi in Asia, molto più vicino a questa area di crisi che attualmente inquieta e preoccupa tutto il mondo, sarà un’occasione per rinnovare questo appello”.
Prosegue il Segretario di Stato: “Il Santo Padre è sempre disposto ad offrire tutto il suo aiuto e quello della Santa Sede per tentare di affrontare e risolvere questi problemi attraverso il dialogo, il negoziato e l’incontro”, e anche in questa circostanza il Papa probabilmente rinnoverà questo appello, sapendo che “al di fuori del dialogo” non c’è “possibilità di risolvere in maniera pacifica queste situazioni così preoccupanti, sapendo appunto, come già i Papi hanno ripetuto tante volte, che niente è perduto con la pace e tutto può esserlo con la guerra, soprattutto se si tratta, come nella prospettiva, di una guerra atomica”.
Parlando della situazione dei profughi, il Cardinale Parolin sottolinea che il Papa chiederà “certamente” ai governi e alla comunità internazioale di risolvere questo dramma umanitario, come ha già fatto in molte occasioni. E ricorda che “l’appello del Papa va sempre nella direzione, prima di tutto, di insistere sull’accoglienza dei profughi e quindi di esprimere anche apprezzamento e ringraziamento per i Paesi che si fanno carico di queste persone che fuggono dal loro Paese, che hanno bisogno di aiuto, di assistenza per la situazione di grande vulnerabilità e sofferenza in cui si trovano”.