Città del Vaticano , venerdì, 17. novembre, 2017 14:00 (ACI Stampa).
E’ dal settembre del 1955 - quando lavorò alla sua tesi di abilitazione - che il Papa Emerito Benedetto XVI studia la figura di San Bonaventura. Lo ricorda Marianne Schlosser, dell’Università di Vienna, intervenuta al Congresso internazionale e interdisciplinare su “Deus summe cognoscibilis”, organizzato dalla Pontificia Università Gregoriana insieme alla Pontificia Università Antonianum e alla Pontificia Facoltà Teologica "San Bonaventura" – Seraphicum.
“Nell’opera di Joseph Ratzinger - osserva Schlosser - il nome di Bonaventura si incontra non tanto di rado, soprattutto nel contesto dei temi rivelazione, tradizione o scienza teologica”.
Da Papa, Joseph Ratzinger ha dedicato spesso ampio spazio nelle sue catechesi e nei suoi discorsi a San Bonaventura.
“Per Bonaventura” – ricorda ancora Marianne Schlosser – secondo Benedetto XVI “Francesco era la prova che la ricchezza della parola di Cristo è inesauribile. L’unicità di Cristo garantisce la novità e il rinnovamento in ogni epoca della storia”.
Papa Benedetto XVI poi confrontando Tommaso d’Aquino e Bonaventura “a proposito della loro concezione sul fine ultimo dell’uomo,assegna a Bonaventura il primato dell’amore. A buon diritto, sottolinea che questo primato non racchiude né un anti-intellettualismo, e neppure significa una rigorosa opposizione al primato della verità di Tommaso, ma che, invece, entrambe le concezioni stanno in rapporto di complementarietà reciproca. Anche in Papa Benedetto stesso si può constatare questo equilibrato non volontaristico primato dell’amore”.