Yangoon , mercoledì, 22. novembre, 2017 9:00 (ACI Stampa).
Quando si racconta la vita di un uomo e specialmente di un grande missionario spesso si pensa di raccontare cose meravigliose per accrescerne la grandezza. Ma se ciò è vero per la letteratura giornalistica questo certo non è calabile nella vita di padre Vismara , dove le cose grandi non vanno solo raccontate perchè le ha fatte sul serio.
Clemente Vismara (1897-1988) nasce in un piccolo paese della Brianza e fin da piccolo avverte la vocazione, tanto che a 12 anni, dopo aver perso la mamma, entra nel seminario minore della diocesi di Milano. Tutto procede alla grande fino a quando gli arriva la cartolina militare e si trova sul fronte col grado di caporale a combattere la Grande Guerra (1915-1918). Quattro anni che lo segnano come uomo e di più come autentico cristiano. Ma pur tra le tante atrocità viste non perde quel dono che è proprio del suo carattere: l'allegria ed il coraggio di andare avanti.
Comportamento militare eccellente tanto da meritarsi quattro medaglie al valore. Ma qualcosa di più grande forse lo attende. Di ritorno nella vita civile, appare spaesato ma in realtà sa bene cosa vuole. Entra nel PIME e nel 1926 è ordinato sacerdote e parte per la Birmania.
Da qui inizia una frenetica, fantastica, stupefacente opera missionaria. Apre orfanotrofi, cappelle missionarie, dà da mangiare a chiunque bussa alla sua porta. Come Madre Teresa fonda la sua opera sulla Provvidenza: nessun accumulo di denaro in quanto la Provvidenza tutti i giorni pensa a noi.
Con tale sforzo personale, fede ed assoluta dedizione alla preghiera - dedicava molte ore alla riflessione ed alla meditazione personale - ha operato prodigi per tutta la Regione dove operava tanto da essere soprannominato il “Padre della Birmania”.