Trieste , mercoledì, 15. novembre, 2017 18:00 (ACI Stampa).
Nella festa del patrono san Giusto l’arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, ha indicato le priorità del nuovo anno pastorale 2017/18, facendo tesoro di quanto messo a tema da papa Francesco con il Sinodo dei vescovi in programma l’anno prossimo su ‘I giovani, la fede e il discernimento vocazionale’. Infatti nell’omelia della festa patronale ha sottolineato la difficoltà dei giovani a credere: “Tutti siamo consapevoli che, unitamente alla famiglia, il mondo dei giovani sembra aver preso la strada dell’allontanamento da Cristo e dalla Chiesa, mettendoci di fronte a una situazione complicata e incerta sui suoi esiti”.
Secondo mons. Crepaldi, senza la fede in Cristo e senza l’esperienza della comunione ecclesiale un giovane rischia di essere più povero anche in umanità e nei suoi propositi e progetti di vita, perché essi sono anche vittime inconsapevoli di adulti che sono spesso dediti a contro testimonianze, ponendo la domanda su come si è arrivati a tale situazione: “E’ una domanda che, con molta umiltà, tanta preghiera e autentico discernimento pastorale, bisognerà affrontare, ponendoci in ascolto della realtà giovanile sia all’interno delle nostre comunità (parrocchie, associazioni e movimenti) sia dei giovani del nostro territorio, con la convinzione che senza la fede in Cristo e senza l’esperienza della comunione ecclesiale un giovane rischia non di essere più ricco, ma di essere più povero in umanità e nei suoi propositi e progetti di vita”.
La ‘soluzione’ tratteggiata dall’arcivescovo triestino consiste in una consapevole presa di coscienza da parte degli adulti sul piano relazionale: “Noi adulti – genitori, dirigenti politici, insegnanti, organizzatori del tempo libero, uomini dei media, sacerdoti… – siamo parte del problema. Dobbiamo pertanto interrogarci seriamente sulla qualità delle nostre relazioni con le generazioni dei più giovani.
Tutti noi adulti siamo chiamati a fare uno sforzo eccezionale, che si rivela tale se si è in grado di mettersi in gioco e di mettere in campo le risorse spirituali ed educative migliori, soprattutto sui seguenti ambiti: il recupero di un significato alto della relazionalità affettiva e sessuale dei giovani in vista del matrimonio e della costituzione della famiglia, oggi inquinata da una visione che ha separato sessualità e genitorialità e che è giunta, tramite una martellante propaganda a proporre, con la teoria del gender, il superamento del dato naturale del maschile e del femminile; il recupero alto del senso del lavoro, dell’uso del tempo libero, del bene comune, della responsabilità sociale e di quella politica dei giovani in un paese come l’Italia dove diventa sempre più difficile anche solo orientarsi tanta è la confusione culturale, il disorientamento generale, l’egoismo distruttivo dei potentati, la corruzione”.
Ed in particolare ha invitato a non abbassare la ‘guardia’ nella lotta alla droga: “Consentitemi a questo punto di toccare un problema specifico che, da qualche tempo, affligge e spaventa molti genitori, insegnanti e tutori dell’ordine: lo smercio crescente di droga che, se non affrontato in tempo e con la necessaria severità e incisività, rischia di provocare disastri irreparabili sulla pelle indifesa dei nostri ragazzi e ragazze. Chiudere un occhio, non denunciare i trafficanti, non fare nulla come se il problema non esistesse o, peggio, tentare di legalizzare l’uso sono tutti comportamenti che colpevolmente hanno abdicato in partenza ad affrontare la sfida educativa”. Infine il vescovo ha invitato le istituzioni civili e religiose, nonché tutto l’associazionismo ad un patto educativo, come ha scritto nella Nota Pastorale ‘I giovani e la nostra Chiesa’, partendo proprio dalla sfida che i giovani lanciano alla Chiesa locale: “Il primo ambito, riguarda l’identità stessa della pastorale giovanile della nostra Chiesa che dovrebbe essere sempre e tutta caratterizzata dal primato da dare all’evangelizzazione. Una pastorale giovanile che voglia essere autenticamente vocazionale deve soprattutto orientare i giovani verso l’incontro con Gesù Cristo e verso un’adesione sempre più convinta al senso di vita che Egli rivela. La vocazione è, infatti, sequela di Gesù Cristo. La pastorale deve portare alla relazione personale con Lui, affinché i giovani conformino a Lui lo sviluppo personale e trovino in Lui il centro unificatore della loro vita.