Città del Vaticano , lunedì, 30. ottobre, 2017 11:55 (ACI Stampa).
Un buon pastore si avvicina e ha capacità di commuoversi. Papa Francesco lo ricorda nella riflessione proposta questa mattina durante la messa celebrata nella Cappella di Santa Marta.
“Gesù sempre era lì con la gente scartata da quel gruppetto clericale: c’erano lì i poveri, gli ammalati, i peccatori, i lebbrosi, ma erano tutti lì, perché Gesù aveva questo capacità di commuoversi davanti alla malattia, era un buon pastore. E io dirò, il terzo tratto di un buon pastore è non vergognarsi della carne, toccare la carne ferita, come ha fatto Gesù con questa donna: “toccò”, “impose le mani”, toccò i lebbrosi, toccò i peccatori”.
Il Papa commentando il passo del Vangelo che racconta una guarigione di Gesù di sabato, e la reazione scandalizzata del capo della sinagoga, ha detto: “quelli che seguono la strada del clericalismo, a chi si avvicinano?”. Si avvicinano sempre o al potere di turno o ai soldi. E sono i cattivi pastori. Loro soltanto pensano come arrampicarsi nel potere, essere amici del potere e negoziano tutto o pensano alle tasche. Questi sono gli ipocriti, capaci di tutto. Non importa del popolo a questa gente. E quando Gesù dice loro quel bell’aggettivo che utilizza tante volte con questi, “ipocriti”, loro si sono offesi: “Ma noi, no, noi seguiamo la legge”.
Come riporta la Radio Vaticana il Papa ha concluso ricordando quanto sia importante avere “dei buoni pastori, pastori come Gesù, che non si vergognano di toccare la carne ferita, che sanno che su questo - non solo loro, anche tutti noi - saremmo giudicati: sono stato affamato, ero in carcere, ero ammalato… I criteri del protocollo finale sono i criteri della vicinanza, i criteri di questa vicinanza totale, a toccare, a condividere la situazione del popolo di Dio. Non dimentichiamo questo: il buon pastore si fa vicino sempre alla gente, sempre, come Dio nostro Padre si è fatto vicino a noi, in Gesù Cristo fatto carne”.