Lo stesso astronauta italiano Nespoli, il 21 maggio 2011, dialogò con Benedetto XVI per circa 30 minuti. Fu un momento particolarmente intenso. Il Papa emerito aveva chiesto proprio a Nespoli, che aveva perso la madre mentre era in orbita, come avesse vissuto quel momento in una situazione così estrema, ricordandogli che aveva pregato per lui.
Papa Francesco è sulle orme non solo di Benedetto, ma anche di Paolo VI, che inviò uno storico messaggio audio ai primi uomini che sbarcarono sulla luna: “Onore, saluto e benedizione a voi, conquistatori della Luna”.
Francesco poi, durante il dialogo, fa riferimento ad un arazzo posto sulla parete dietro le sue spalle, ispirato al verso di Dante “l’amor che muove il sole e le altre stelle”.
“Che senso ha per voi chiamare amore la forza che muove l’universo?”, chiede il Papa ai sei a bordo. La risposta viene da un astronauta russo: “Ho trovato conforto in un libro che sto leggendo. Il Piccolo Principe. C’è un ragazzo che darebbe volentieri la propria vita per salvare piante e animali della sua terra. Ecco, l’amore è quella forza che ti dà la capacità di dare la vita per qualcun altro”.
Le domande del Papa si spostano poi nella direzione di una curiosità, perché “non solo le donne, ma anche gli uomini sono curiosi”, scherza Francesco. La curiosità riguarda il motivo per cui sono diventati astronauti, e le risposte colpiscono molto Papa Francesco.
L’astronauta russo racconta di suo nonno, che partecipò alla spedizione dello Sputnik. "Ho voluto continuare il suo sogno”, dice. L’astronauta americano dice di essersi convinto a "guardare fuori e vedere il creato da questa prospettiva. Qui si vede la bellezza grandiosa del nostro universo. Noi vediamo la pace e la serenità. Qui non ci sono conflitti e frontiere. L’atmosfera è fine e labile e questo ci permette di pensare come dovremo collaborare tra esseri umani”.
“Radici e Dio - commenta Francesco – questo mi piace molto”.
Il Pontefice tiene ad aggiungere: “Lei che viene dall’America è riuscito a capire che la terra è troppo fragile, è un momento che passa, sei chilometri al secondo ha detto il dottor Nespoli, è una cosa molto fragile, fina l’atmosfera, e tanto capace di fare del male, di distruggersi, e lei è andato a guardare con gli occhi di Dio: il nonno e Dio, le radici e la nostra speranza e forza”.
L’ultima domanda del Papa riguarda la collaborazione. Quanto conta in un progetto così grande? Risponde l’ultimo astronauta: “Di per sé questo è già un lavoro di collaborazione internazionale, Stati Uniti, Canada, Giappone ecc… E’ grazie agli individui che si realizza questa collaborazione. E’ la nostra diversità che ci rende più forti”.
Nei sei mesi a bordo della stazione spaziale, l’equipaggio lavorerà su circa 200 esperimenti, in parte biomedici e a carattere tecnologico. Paolo Nespoli ha portato a bordo anche il ramo d’ulivo ricevuto da Papa Francesco per ricordare a tutti quanto sia importante prendersi cura della nostra “casa comune”, della nostra Terra, partendo proprio dalle nuove generazioni.
Nell’Auletta, ad assistere al collegamento, anche il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASA), Roberto Battiston e il Direttore dei Programmi di Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Europea (ASE), Josef Aschbacher.
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