Bruxelles , martedì, 31. ottobre, 2017 9:00 (ACI Stampa).
La secolarizzazione come problema, ma anche come sfida da affrontare, e da superare con l’evangelizzazione. Il Cardinale Jozef de Kesel, arcivescovo di Bruxelles-Malines, non ha una visione pessimista sulla situazione che si sta vivendo in Europa. Lo ha raccontato ad ACI Stampa a margine della plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee che si è tenuto a Minsk dal 28 settembre all'1 ottobre.
Quanto è difficile essere Chiesa in Belgio, uno dei Paesi più secolarizzati al mondo?
Non penso che il Belgio sia in una situazione così drammatica. Il Belgio vive una situazione analoga a quella di Francia, Germania e Nord Europa. Le stesse leggi approvata in Belgio che hanno dato adito alla definizione di “paese più secolarizzato” del mondo sono in realtà uguali a quelle in tutta l’Europa occidentale. Certo, non è una situazione confortevole da vivere. Ma secolarizzazione non vuol dire che tutto va male. Si tratta solo di affrontare un’altra situazione culturale.
Di quale situazione culturale si tratta?
L’Europa è nata dal cristianesimo, e questo è vero e buono. Ma ora l’Europa ha una pluralità di punti di vista, e, al di là di queste situazioni, la Chiesa deve fare la sua missione, come ha fatto in Asia, come ha fatto in Africa. Non sono così d’accordo con l’idea che il mondo secolarizzato è un ostacolo all’evangelizzazione. Si tratta di un’altra situazione culturale. Ma è una situazione che non ci impedisce di evangelizzare.