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Galantino: "Il Servizio civile opportunità incredibile"

Mons. Nunzio Galantino | S.E. Mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della CEI | www.chiesacattolica.it Mons. Nunzio Galantino | S.E. Mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della CEI | www.chiesacattolica.it

Il Servizio civile dei giovani è “per le nostre realtà – a partire dalle Caritas – un’opportunità incredibile di incontro con le nuove generazioni, di coinvolgimento in un cammino nel quale crescere in attenzione e disponibilità verso la res publica; di proposta di un preciso stile di vita nonché di impegno responsabile nei confronti degli altri”. Il Segretario generale della Cei, Nunzio Galantino, ha parlato al “Seminario nazionale per i referenti regionali e nazionali del Tavolo ecclesiale sul servizio civile”, che si è svolto a Roma il 12 marzo scorso.

Ha fatto notare l’assenza dei giovani in sala, protagonisti della scelta di servizio, a causa dei tagli imposti dal governo che non hanno fatto partire i progetti sperati; ma, ha detto: “Le notizie rilanciate in questi giorni dai media in merito alla “Legge di Stabilità” fanno ben sperare per l’anno in corso: per i bandi attesi si parla di 36 mila posti per l’Italia, ai quali se ne aggiungono 700 per l’estero, 1000 del servizio civile per ciechi e grandi invalidi, 300 Corpi civili di pace e 140 per un servizio civile ad hoc legato a Expo 2015. Sommando anche i 7mila del programma “Garanzia giovani”, quest’anno dovrebbe essere così superato il numero record di invii – 46mila – di nove anni fa”.

“Siamo qui – ha spiegato il presule - perché ci sta a cuore la finalità educativa, quindi la formazione umana di quanti accettano di mettersi in gioco e la loro formazione alla cittadinanza attiva, alla costruzione della pace nella giustizia, alla solidarietà”. “È questo – aggiunge - l’orizzonte attorno al quale in questi dodici anni si è ritrovato il Tavolo Ecclesiale sul Servizio Civile, questo coordinamento di organismi della Chiesa in Italia di cui voi siete rappresentanza ed espressione”. L’esortazione è quella di “portare avanti quest’esperienza di lavoro comune, puntando a costruire e rafforzare un rete efficace di relazioni e di condivisione all’interno dei nostri territori”.

Cosa “ne hanno ricavato” e cosa ne ricavano i giovani dal servizio volontario? Si chiede “don Nunzio”. “Penso – spiega in tre punti - al rapporto che grazie al Servizio civile hanno potuto instaurare con la figura degli adulti con i quali si sono relazionati e dai quali sono stati anche accompagnati. Si tratta di percorsi di reciprocità che hanno contribuito a ridefinire il patto tra generazioni”; “penso alle possibilità che hanno ricevuto di crescita in una prospettiva di dono di sé, di uscita quindi dalla propria sfera autoreferenziale – dove spesso manca persino l’aria – e di scoperta del proprio valore in una dimensione di comunità e di collaborazione”; “Penso alle mille modalità con le quali hanno potuto toccare con mano la ricchezza del dialogo, vissuto nello scambio rispettoso e riconoscente: prospettiva ben diversa da quella che questa stagione veicola, con le sue logiche di conflittualità, esclusione e marginalizzazione”.

Si tratta, spiega Galantino, “di aver davvero fiducia nei giovani, nella loro sincerità e nella loro generosa disponibilità”, perché “sono la risorsa sociale più pregevole che possediamo, eppure – basti pensare al tasso di disoccupazione – è anche quella che nella realtà trova maggiori difficoltà ad esprimersi, a prendere la parola, a partecipare, ad avere rappresentanza politica”. Ma spesso c’è “una forma distorta di educazione, che ci ha portato a “coccolarli”, a proteggerli con un eccesso di premure, togliendo loro – con la possibilità di sporcarsi le mani – anche quella di un autentico contatto con la realtà”.

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“A noi – conclude il Segretario generale della Cei - è chiesto di guardare a questa generazione con maggiore stima e speranza, superando analisi preconfezionate che non le rendono giustizia. Anche in questo tempo narcisistico i giovani sono disposti ad assumersi una fetta di responsabilità, purché ci sia qualcuno che li prende sul serio, li coinvolge, li aiuta a indirizzare le energie permettendo loro di vivere una sana passione per l’altro, in un orizzonte di comunità e, quindi, di relazioni positive”.