Roma , giovedì, 4. giugno, 2015 15:43 (ACI Stampa).
Due milioni di sfollati di tutte le religioni, cristiani che lasciano il paese, e un “cancro da combattere”: l’ Isis. Parla chiaro l’ arcivescovo di Erbil Bashar Warda. Quello che chiede per la sua gente in Iraq è l’attenzione dei media e l’impegno internazionale per sostenere chi in Iraq sta già combattendo.
In un incontro con la stampa internazionale promosso da Aiuto alla Chiesa che soffre a Roma Warda racconta ancora una volta l’agonia di un popolo che è passato dalla dittatura, alla guerra e ora alla persecuzione. Il Papa e la Santa Sede sono vicini alla gente con la preghiera e con un presenza concreta fatta di missioni di capi dicastero e di aiuti umanitari. E in prima fila c’è proprio ACS che come Fondazione di diritto Pontificio opera a nome del Papa.
Non solo per un supporto immediato, ma per permettere alla gente di restare nella loro terra. Così oltre al cibo arrivano otto scuole prefabbricate, alloggi, e sostegno per i seminaristi un impegno di circa 4 milioni di euro. Quello che bisogna sconfiggere, spiega Warda, è lo sconforto del sentirsi abbandonati. “ Il rischio è che in Occidente ci si senta troppo lontani dal problema considerandolo solo un fatto locale del Medio Oriente”. Una tendenza che sembra essersi invertita dopo l’attento di Parigi del gennaio scorso. Ma c’è ancora molto da fare. Warda ha ringraziato il Papa per la sua attenzione: “ Vorrei tanto venire dalla gente in Iraq!” Ha detto Francesco all’ arcivescovo di Erbil lo scorso novembre nel loro incontro romano.
Warda crede fermamente che l’unica possibilità è un intervento armato. Non una crociata da Occidente, ma un sostegno alle truppe dei peshmerga e a tutti coloro che sul campo già lottano.
L’ Isis è una minaccia per tutte le religioni, spiega Warda, per ogni forma di libertà. “ Non possiamo essere lasciati senza protezione!”