Macerata , martedì, 17. ottobre, 2017 9:00 (ACI Stampa).
“Annunciatelo dai tetti! (Mt 10,27) è un comando di Gesù e sgorga dal Suo desiderio di diffondere nel mondo la Sua Parola, la Sua esperienza del vero Dio, che è Padre misericordioso. Annunciatelo dai tetti: che Dio ci ama, che Dio è presente ed attivo nel mondo. Che Dio non lascia cadere neppure un passerotto e quindi con quanta maggior tenerezza ha cura di ogni uomo. All’uomo indifferente, oppure travolto dal caos della vita, Gesù annuncia il volto di un Dio che cammina con noi, questo è il messaggio da Evangelizzare, il contenuto fondamentale della Catechesi cristiana.
Eppure questa passione di Gesù non ci contagia, anzi spesso ci vergogniamo di essere cristiani, precisiamo di credere, sì, ma con molte parentesi, con molte obiezioni, per non sfigurare davanti alla “modernità”. Dubitiamo della nostra fede, crediamo di dover quasi scusarci per credere: che le nostre ragioni vacillino davanti alle ragioni del mondo. E’ urgente approfondire le ragioni della fede, liberarle dalla polvere dell’abitudine e del tradizionalismo, per riscoprire il volto umano e compassionevole, attraente e ragionevole del Dio di Gesù Cristo.
"Noi per primi abbiamo bisogno di una rinnovata Evangelizzazione e Catechesi”: con queste parole il vescovo della diocesi di Macerata, mons. Nazzareno Marconi, ha presentato la nuova lettera pastorale, che mira al rinnovamento missionario di evangelizzazione e catechesi. Nella lettera il vescovo ha chiesto ai fedeli di ‘uscire’ ed andare nella città ad annunciare la Parola della Salvezza: “Non solo dentro le Chiese e nelle aule di Catechismo, non solo ad un gregge fedele ed amico, ma sempre più piccolo. Annunciamolo nelle piazze, sui social, a scuola, nel posto di lavoro... La fede è stata a volte nascosta nelle sacrestie, senza avere il coraggio di contagiare tutta la vita. Questo è il dramma della fede oggi. Quello di restare timidamente rintanata negli angusti spazi dello spirito e del privato. Dio è stato cacciato come inutile o almeno non interessante: dalla nostra economia, dalle nostre scelte, dalle nostre famiglie, dalla nostra cultura. Ci ricordiamo di Lui solo nel tempo e nel tempio sacro.
Come stupirci che molti uomini guardino con sospetto o indifferenza al Vangelo, quasi fosse una rinuncia alla pienezza di vita e di umanità? Annunciamolo dai tetti questo Vangelo, facciamocene carico, camminiamo insieme a chi prende sul serio e si lascia contagiare dalla passione del Signore Gesù di annunciare la Buona Notizia dell’amore del Padre”.
Nella lettera il vescovo ha delineato alcuni ‘piccoli passi possibili’ da compiere nel corso dell’anno pastorale delle ‘nuove’ Unità Pastorali, specialmente con i giovani: “Tutta la Diocesi si impegni a favorire il coinvolgimento dei giovani nella azione caritativa. E’ saggio partire dall’Accogliere, Accompagnare, Discernere ed Integrare la realtà esistente di un numeroso e diversificato volontariato, già attivo tra noi. In esso sono spesso presenti dei giovani generosi, anche se non dichiaratamente credenti, mentre nelle nostre Caritas si trovano per lo più bravissimi pensionati. Personalmente ho sperimentato che fare esperienza concreta di Carità, fin da giovanissimi, è una occasione preziosa per crescere nella fede e per sviluppare quella sensibilità sociale, che è condizione iniziale indispensabile per ogni vera formazione politica”. In questo senso il vescovo ha sottolineato che la Chiesa non esclude nessuno: “Nella barca della Chiesa, come in ogni barca, si sale da due lati. C’è chi sale dal lato dell’amore di Dio e chi da quello dell’amore del prossimo.