La fama fu enorme nei secoli tanto che alla fine del Settecento era ancora considerata “una delle statue più perfette che ci siano giunte dall’antichità”.
Probabilmente eseguita da una bottega attiva a Roma durante il regno di Adriano nella prima metà del II secolo d.C, ebbe bisogno subito di un restauro perché era stata ritrovata in pezzi. E già nel 1560 è documentato un restauro, poi rimosso, attribuito a Guglielmo Della Porta, che dovette integrare il braccio destro e la mano sinistra con il panneggio del mantello, lungo fino a toccare il polpaccio sinistro.
Altri restauri si sono susseguiti nei secoli fino al 1995 quando, grazie a un generoso finanziamento da parte dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums - California Chapter. La scultura fu portata in laboratorio e venne integralmente smontata, tutti i perni in ferro furono sostituiti con dei nuovi in acciaio inox che, a sezione tonda, vennero fissati con resina poliestere.
Ma proprio questa tecnica ha mostrato i suoi limiti anche a causa della esposizione della statua in un ambiente aperto.
Il lavoro, iniziato nel novembre del 2014 grazie al generoso finanziamento dei Patrons of the Arts in the Vatican Museums - Northwest Chapter, ha avuto uno sviluppo
piuttosto complesso, anche per il carattere sperimentale del restauro, grazie alla collaborazione con il Laboratorio Diagnostica.
Uno dei problemi delle opere del Belvedere è proprio la esposizione agli agenti atmosferici. Tanto che una delle idee in cantiere è quella di una copertura ad ombrello per poter eliminare almeno le piogge acide, e il grosso delle polveri sottili che inquinano l’aria di Roma e arrivano alle opere d’arte.
Il restauro, presentato la settimana scorsa ai Patrons, è stata smontata e rimontata con nuovi perni utilizzando un collante di malta a base di caolino.
Ripulito il marmo a tampone con acqua, le stuccature delle varie giunture sono state ripristinate con calce, polvere di marmo, grassello di calce e, infine, acquarellate in modo mimetico. Su tutta la superficie è stato applicato uno strato di protettivo, appositamente brevettato dal Laboratorio Marmi, in collaborazione con il Laboratorio di Diagnostica.
Ora Hermes e le altre statue del Cortile Ottagono sono sotto controllo grazie ad alcuni sensori, in grado di rilevare anche le più minime sollecitazioni di forze. Hermes, Laocoonte e gli altri capolavori sono più sicuri.
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