L’economia è stato al centro anche dell’intervento dell’Osservatore al dibattito del Secondo Comitato ONU. Nel suo discorso del 3 ottobre, l’arcivescovo Auza ha sottolineato che le istituzioni di tutto il mondo stanno affrontando gli effetti di “un sistema globale finanziario centrato più sui soldi che sulla persona umana”, e questo va ad esacerbare “la situazione dei senzatetto, l’ineguaglianza e la polarizzazione e politicizzazione dei problemi”, perché “i vantaggi economici e politici non possono essere raggiunti a discapito dello sviluppo umano integrale”.
Il rappresentante della Santa Sede ha quindi invitato a “costruire comunità fondate sulla persona umana”, per aiutare tutti a vivere “una vita pacifica, degna e salutare”, cosa che implica integrazione ed inclusione sociale.
Ancora sull’economia, l’assemblea delle Nazioni Unite si è dedicata alle questioni macroeconomiche in un dibattito del 5 ottobre. La Santa Sede si è detta preoccupata per il declino del commercio internazionale, e ha chiesto una economia mondiale più inclusiva, incoraggiando le nazioni sviluppate ad abbandonare politiche protezionistiche e ad accrescere il commercio con le Nazioni Meno Sviluppate. Le Nazioni meno sviluppate devono anche avere – secondo la Santa Sede – maggiore assistenza nel loro sviluppo, mentre c’è preoccupazione per la sostenibilità del debito delle Nazioni in Via di Sviluppo.
Donne ed educazione
Il 6 ottobre, l’arcivescovo Auza è intervenuto l tema dei diritti delle donne, mettendo in luce l’importanza dell’educazione per le donne e le ragazze, specialmente nelle aree rurali, dove le donne rischiano di essere escluse da quelle attività che permetterebbe loro di partecipare pienamente nella società. “
“L’Educazione – ha detto l’arcivescovo Auza – è essenziale per permettere alle donne di diventare degni agenti del loro stesso sviluppo”. E una particolare preoccupazione è stata espressa per donne e ragazze migranti a causa di violenza e povertà estrema e in balia dello sfruttamento da parte di trafficanti di esseri umani.
Lotta al terrorismo internazionale
La lotta al terrorismo internazionale è stata oggetto di un dibattito alle Nazioni Unite il 4 ottobre. L’Osservatore della Santa Sede ha affermato che “la lotta al terrorismo richiede collaborazione globale e solidaretà” e ha detto che la risposta al terrorismo nasce proprio dai quattro pilastri alla base della fondazione delle Nazioni Unite: pace e sicurezza, diritti umani, Stato di diritto e sviluppo integrale.
“Il terrorismo – ha detto – attacca tutti questi pilastri”. Per questo, l’arcivescovo ha plaudito al Gruppo di Lavoro istituito allo scopo di stilare una convenzione sul terrorismo internazionale, e sottolineato che “nessuna ragione, sia ideologica, politica, filosofica, razziale o etnica può giustificare il terrorismo”. Ci vogliono però mezzi opportuni per combatterlo, ha detto, che si basano sul rispetto dei diritti umani fondamentali, della Carta delle Nazioni Unite e della legge internazionale. La Santa Sede ha anche puntato, come sempre, sul ruolo dell’educazione. “Contrastare – ha sottolineato l’arcivescovo Auza – le narrative e le ideologie che i terroristi usano per reclutare e radicalizzare gli altri deve essere un obiettivo centrale dello sviluppo integrale”.
Leggi penali e controllo internazionale della droga
È necessario combattere la produzione e il commercio delle droghe illecite, perché queste minacciano la società ad ogni livello: in famiglia, a livello locale e a livello internazionale. È il cuore dell’intervento dell’arcivescovo Auza sul tema, in un dibattito che si è tenuto alle Nazioni Unite lo scorso 4 ottobre.
L’arcivescovo ha sottolineato la necessità di combattere “le cause profonde dell’abuso di sostanze” attraverso la “promozione della giustizia” ma anche “l’applicazione della legge e l’educazione”. Per questo, la Santa Sede è preoccupata dal fatto che in alcuni casi vengano alleggerite le restrizioni sull’uso della droga, perché “la produzione, il commercio e l’uso delle droghe minaccia fortemente la dignità umana, specialmente perché connessa al traffico di esseri umani”. La conseguenza è la crescita di povertà, la rottura di famiglie, il riciclaggio di denaro, la corruzione dei governi, la perdita di occupazione e di possibilità di educazione, così come rischi per la salute e per la sicurezza personale.
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Quale è il futuro dello stato di diritto?
È lo “stato di diritto” il tema di un altro dei dibattiti della 72esima assemblea generale delle Nazioni Unite. L’arcivescovo Auza ne ha parlato lo scorso 6 ottobre, sottolineato come il rafforzamento dello Stato di diritto a livello locale e internazionale deve necessariamente avere un impatto tangibile e misurabile sui più vulnerabili, e chiesto il rispetto e l’implementazione dei trattati internazionali.
Qui Ginevra
L’arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, ha tenuto due interventi la scorsa settimana.
Il 5 ottobre, la Santa Sede è intervenuta nel dibattito al Comitato dell’Alto Commissiario ONU per i rifugiati.
L’arcivescovo Jurkovic ha detto che, dopo la Dichiarazione di New York, il momento è positivo, ma che comunque la situazione dei rifugiati a livello globale viene “messa in discussione de jure e de facto”, e che i nobili obiettivi stabiliti dalla Convenzione per i rifugiati del 1951 stanno venendo erosi, perché “i diritti dei rifugiati esistenti in legge non sono più onorati a causa di preoccupazioni di sicurezza”. Ma – ha sottolienato l’arcivescovo Jurkovic – “il mettere in sicurezza i confini e il benessere dei rifugiati e dei richiedenti asilo non devono essere una dicotomia, ma piuttosto un rafforzamento mutuo”.