Città del Vaticano , venerdì, 6. ottobre, 2017 16:00 (ACI Stampa).
Un lungo dialogo, fatto di domande e risposte, quello del Papa con i sacerdoti di Lione che si è svolto ieri mattina a porte chiuse in Vaticano.
I temi quelli consueti: celibato, solitudine dei sacerdoti, rapporti con il fedeli, e le questioni familiari sulla base di Amoris laetitia.
Lunghe e a braccio le risposte del Papa. Proprio del celibato Francesco ha detto di essere convinto che sia “ dono alla Chiesa e siccome sono convinto di questo, in questo momento non mi sento di cambiare questa legge” . Certo non si può vivere soli, il sacerdote ha due rapporti che sono proprio l’identità sacerdotale: “il rapporto con il presbiterio, con il vescovo e il rapporto con il popolo di Dio. E questi due rapporti sono quelli che fanno il nocciolo proprio della vocazione sacerdotale”.
Rispondendo ad una domanda su “divorziati risposati” il Papa ha detto che un difetto della cultura di oggi è aggettivare le persone, e “le persone non sono sostantive, sono aggettive: questo è sposato, questo è divorziato; quello che conta è l’aggettivo: sposato, sposato, ben sposato, non ben sposato, divorziato, quante volte?, tre volte divorziato … cioè, l’aggettivo è quello che conta nella scelta pastorale”, ma questo non va. “La persona,- ha detto il Papa - il sostantivo: Giovanni, Maria, Enrico, Charlotte … è la persona! Il figlio di Dio, la figlia di Dio non è un aggettivo, è una persona. E Dio si è innamoratondi persone, non di aggettivi”.
Francesco ha anche spiegato che “la coscienza dell’umanità cresce, è capace di capire meglio e sinesplicita meglio e questo è un altro problema: il problema dell’esplicitazione del contenuto della fede”. Ha fatto un esempio con la pena di morte: “Oggi è immorale la pena di morte e non lo era nel secolo XIII…La fede è un incontro e il contenuto della fede si fa tra riflessione,npreghiera e dialogo con il popolo di Dio”.