Roma , lunedì, 2. ottobre, 2017 16:00 (ACI Stampa).
“Le persecuzioni dei cristiani, specialmente in Medio Oriente, rappresentano una grande prova…Ogni sforzo va sostenuto per favorire la permanenza di famiglie e comunità cristiane nelle loro terre di origine”. Così scrive Papa Francesco nella esortazione post-sinodale Amoris Laetitia. E Aiuto Alla Chiesa Che Soffre ha fatto proprie queste parole e ha dato loro vita in un progetto concreto: “Iraq, ritorno alle radici”.
Un progetto nobile quello di ACS, che mira alla ricostruzione della Piana di Ninive in Iraq, dopo l’occupazione-devastazione dello Stato Islamico per tre lunghi anni. Vi sono ancora 12.000 famiglie cristiane censite (approssimativamente 95.000 persone) costrette alla fuga da Mosul e dalla Piana di Ninive che continuano a vivere nella condizione di sfollati interni ad Erbil e nelle aree limitrofe. Con l’attenuarsi del conflitto e la liberazione dei loro villaggi, molti di questi cristiani cercano di ritornare alle loro case e alle loro vite.
La distruzione operata dai terroristi del sedicente Stato Islamico è considerevole: quasi 13.000 abitazioni situate in nove villaggi della Piana di Ninive sono state danneggiate, incendiate o totalmente distrutte. Tutti gli edifici sono stati saccheggiati. Ulteriori sfide incombono su una già complessa situazione, caratterizzata da: problemi legati alla sicurezza nei villaggi, le manovre politiche curdo-irachene, i danni alle infrastrutture ( reti elettriche e idriche, strade…) e il periodo di transizione tra la fine dell’elargizione dei pacchi viveri e degli aiuti mensili per il pagamento dell’affitto e l’inizio di una nuova vita nella Piana di Ninive.
Nonostante queste sfide le Chiese locali si sono riunite nel Comitato per la Ricostruzione di Ninive per riedificare villaggi ed esaudire il desiderio di queste famiglie di tornare alle proprie radici, proprio come dice il nome del progetto.
Ma in cosa consiste esattamente questo progetto? Innanzitutto si mira a riedificare le abitazioni appartanenti ai cristiani costretti a fuggire dai villaggi della regione. Gli sfollati cristiani che desiderano tornare alle loro case hanno chiesto aiuto ai vescovi delle Chiese locali che a loro volta si sono rivolti ad ACS.