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Papa Francesco: “E’ quasi un miracolo che nella povertà ci siano ancora famiglie”

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In una assolata piazza San Pietro, con pellegrini provenienti anche da Taiwan, Papa Francesco ha cominciato il ciclo di catechesi dedicato alle vulnerabilità delle famiglia, cominciando dalla povertà, uno dei temi preferiti da Papa Francesco. Che sottolinea come sia “quasi un miracolo che, nella povertà, la famiglia continui a formarsi.”

Parole che cadono di fronte agli operai della Whirlpool di Carinaro. La multinazionale americana  ha deciso di chiudere il sito di Carinaro con 815 dipendenti e procedere ad altri centinaia di esuberi negli stabilimenti italiani ubicati nel centro-nord. E' un paese in ginocchio, quello che si presenta davanti a Papa Francesco, mentre i leader sindacali sono impegnati in una difficile vertenza. E il Papa li ricorda nei saluti al termine dell'udienza.

"Saluto - dice - gli operai della fabbrica Whirlpool di Carinaro ed auspico che la loro grave congiuntura occupazionale possa trovare una rapida ed equa soluzione nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie. La situazione del Paese è difficile, è importante un incisivo impegno per aprire vie di speranza."

Papa Francesco nell'udienza parla di povertà, famiglie e occupazione. "Pensiamo a tante famiglie che popolano le periferie delle megalopoli, ma anche alle zone rurali… Quanta miseria, quanto degrado! E poi, ad aggravare la situazione, in alcuni luoghi arriva anche la guerra. La guerra è sempre una cosa terribile. Essa inoltre colpisce specialmente le popolazioni civili, le famiglie,” ricorda il Papa.

La guerra, sostiene il pontefice, è “la madre di tutte le povertà, una grande predatrice di vite, di anime, e degli affetti più sacri e più cari.”

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Il Papa afferma che ci sono famiglie che cercano di vivere “con dignità”, confidando “nella benedizione di Dio,” ma che questo “non deve giustificare la nostra indifferenza, ma aumentare la nostra vergogna!”

“E’ quasi un miracolo che, anche nella povertà, la famiglia continui a formarsi, e persino a conservare – come può – la speciale umanità dei suoi legami.” Un fatto che “irrita quei pianificatori del benessere che considerano gli affetti, la generazione, i legami famigliari, come una variabile secondaria della qualità della vita.”

Davanti a queste famiglie – dice Papa Francesco – dovremmo “inginocchiarci,” perché sono “una vera scuola di umanità che salva le società dalla barbarie.” Si chiede il Pontefice: “Che cosa ci rimane, infatti, se cediamo al ricatto di Cesare e Mammona, della violenza e del denaro, e rinunciamo anche agli affetti famigliari? Una nuova etica civile arriverà soltanto quando i responsabili della vita pubblica riorganizzeranno il legame sociale a partire dalla lotta alla spirale perversa tra famiglia e povertà, che ci porta nel baratro.”

Il Papa parla quindi dei problemi economici, sottolinea che oggi l’economia si specializza nel “benessere individuale,” ma allo stesso tempo pratica “lo sfruttamento dei legami famigliari,” mettendo in campo “una grave contraddizione,” anche perché “l’immenso lavoro della famiglia non è quotato nei bilanci, l’economia e la politica sono avare di riconoscimenti a tale riguardo.” Ma è lì, nella famiglia, che si formano le persone, è la famiglia il pilastro che “se lo togli, viene giù tutto.”

Afferma il Papa: “Non è solo questione di pane. Parliamo di lavoro, istruzione, sanità. E’ importante capire bene questo. Rimaniamo sempre molto commossi quando vediamo le immagini di bambini denutriti e malati che ci vengono mostrate in tante parti del mondo. Nello stesso tempo, ci commuove anche molto lo sguardo sfavillante di molti bambini, privi di tutto, che stanno in scuole fatte di niente, quando mostrano con orgoglio la loro matita e il loro quaderno. E come guardano con amore il loro maestro o la loro maestra! Davvero i bambini lo sanno che l’uomo non vive di solo pane!” 

Per questo, il Papa chiede ai cristiani di essere “sempre più vicini alle famiglie che la povertà mette alla prova,” perché “la miseria sociale colpisce la famiglia e a volte o la distrugge.” Dice il Papa: “La mancanza o la perdita del lavoro, o la sua forte precarietà, incidono pesantemente sulla vita familiare, mettendo a dura prova le relazioni. Le condizioni di vita nei quartieri più disagiati, con i problemi abitativi e dei trasporti, come pure la riduzione dei servizi sociali, sanitari e scolastici, causano ulteriori difficoltà.  A questi fattori materiali si aggiunge il danno causato alla famiglia da pseudo-modelli, diffusi dai mass-media basati sul consumismo e il culto dell’apparire, che influenzano i ceti sociali più poveri e incrementano la disgregazione dei legami familiari.” 

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È un dramma che la Chiesa non deve dimenticare, e per farlo deve essere anche essa “povera, per diventare feconda e rispondere a tanta miseria.” Il Papa specifica poi la sua idea di Chiesa povera. “Una Chiesa povera è una Chiesa che pratica una volontaria semplicità nella propria vita – nelle sue stesse istituzioni, nello stile di vita dei suoi membri – per abbattere ogni muro di separazione, soprattutto dai poveri. Ci vogliono la preghiera e l’azione. Preghiamo intensamente il Signore, che ci scuota, per rendere le nostre famiglie cristiane protagoniste di questa rivoluzione della prossimità famigliare, che ora ci è così necessaria! Di essa,(...) fin dall’inizio, è fatta la Chiesa.”