Città del Vaticano , lunedì, 25. settembre, 2017 11:02 (ACI Stampa).
La prima Lettura racconta il momento nel quale il popolo di Israele è liberato dall’esilio. E da lì parte Papa Francesco, sottolineando che in quell’occasione “il Signore visitò il suo popolo e lo riportò a Gerusalemme”, ed è proprio la parola “visita” ad essere importante perché “ogni liberazione, ogni azione di redenzione di Dio, è una visita”.
Il Papa ha chiesto di attendere “la visita di Dio”, perché “quando il Signore ci visita ci dà la gioia, ci porta in uno stato di consolazione”. Ricorda, il Papa, che il Signore “ci farà sentire la sua presenza sempre”, e per questo si deve attendere la sua visita con la “speranza”, che è la “virtù più umile di tutte”, è “sempre piccola”, ma “tante volte è forte quando è nascosta come la brace sotto la cenere”.
Papa Francesco ricorda che, se un cristiano non è in tensione verso tale incontro è un cristiano “chiuso”, “messo nel magazzino della vita”, senza sapere “cosa fare”.
Il Papa ha poi invitato a “riconoscere” la consolazione “perché ci sono dei falsi profeti che sembrano consolarci e invece ci ingannano”. Essa non è “una gioia che si può comprare”, che “tocca dentro e ti muove e ti dà un aumento di carità, di fede, di speranza e anche ti porta a piangere per i [tuoi] propri peccati”.
Infine, Papa Francesco ricorda di ringraziare - con la preghiera - il Signore, “che passa” per visitarci, per aiutarci “ad andare avanti, per sperare, per portare la Croce”. Infine sollecita a conservare la consolazione ricevuta.