Nel suo intervento, l’arcivescovo Gallagher ha definito il trattato una “pietra miliare delle necessarie strutture giuridiche” da mettere in atto per “controllare la minaccia delle armi nucleari e portare alla loro abolizione. Si è anzi lamentato che il trattato non sia ancora effettivo e ha chiesto agli Stati che non lo hanno ratificato di farlo con saggezza e coraggio. È urgente che il trattato diventi effettivo – ha sottolineato l’arcivescovo Gallagher – alla luce della situazione internazionale, e in particolare alla luce delle crescenti tensioni in Corea del Nord e alla modernizzazione dei programmi nucleari di alcune nazioni.
In particolare, riguardo la Corea del Nord, l'arcivescovo ha chiesto una risposta riaffermata attraverso i negoziati, e non attraverso minacce per l’uso di forza militare e armi nucleari, perché le armi nucleari danno “un falso senso di sicurezza”, dato che “la minaccia della distruzione mutua assicurata non può crear e un mondo stabile e sicuro”, ma piuttosto crea “una pace precaria e falsa basata su una cultura di paura e sfiducia”, che invece dovrebbe essere rimpiazzata da una etica di responsabilità e un clima di fiducia e cooperazione.
Repubblica Centrafricana
In quattro passi, la Santa Sede ha esposto alle Nazioni Unite i punti necessari per raggiungere una soluzione pacifica al conflitto che da tempo ormai sta martoriando la Repubblica Centrafricana.
La Santa Sede ha preso la parola all’incontro ministeriale sulla Repubblica Centrafricana, che si è tenuto il 19 settembre al Palazzo di Vetro.
Nell’intervento dell’arcivescovo Gallagher ci sono gli echi del viaggio di Papa Francesco nella nazione, dove a Bangui ha voluto aprire la prima Porta Santa dell’Anno della Misericordia. Non solo: Papa Francesco ha creato cardinale l’arcivescovo di Bangui, Dieudonné Nzapalainga, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha sviluppato progetti di aiuto e cooperazione con il Paese martoriato dal conflitto.
Insomma, l’attenzione della Santa Sede sul conflitto è alta. E infatti l’arcivescovo Gallagher, chiedendo l’impegno della comunità internazionale, lo dice a chiare lettere: “L’impegno della Chiesa Cattolica non verrà a mancare”.
Da una parte, la Santa Sede mostra apprezzamento per il lavoro della MINUSCA, la missione di stabilizzazione inviata in Centrafrica dalle Nazioni Unite. Ma dall’altra chiede una “azione più efficace nel proteggere i civili, senza distinzioni di credo religioso o di rango, per evitare la parzialità e guadagnare maggiormente la fiducia della popolazione locale”.
La Santa Sede fa anche appello alla comunità internazionale affinché dia ”ogni supporto necessario per lo sviluppo democratico e inclusi di quelle strutture che permettono la crescita della nazione”, senza però dimenticare che è compito del governo locale “garantire lo stato di diritto” e così anche “combattere la corruzione” e “assicurare equo accesso a servizi sanitari ed educazione per tutti i cittadini”.
Questi i quattro passaggi della road map della Santa Sede per la pace in Repubblica Centrafricana: stabilire un cessate il fuoco tra le parti in lotta; definire i mezzi per il disarmo dei vari gruppi armati e la definizione di come i membri di questi gruppi possano essere reinseriti; rendere giustizia alle vittime degli attacchi sulla popolazione disarmata; garantire il ritorno dei migranti e dei rifugiati, e garantire il fatto che possano riprendere possesso delle loro proprietà.
Il lavoro forzato
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La Santa Sede ha preso parte anche ad un evento per contrastare il lavoro forzato, la schiavitù moderna e il traffico di esseri umani.
Quello della lotta al traffico di esseri umani è uno dei temi principali della diplomazia di Papa Francesco, che ha tra l’altro chiesto di sviluppare gli studi sul tema alla Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, molto attiva nell’organizzare eventi e studi che mettano in luce questa piaga di oggi.
L’arcivescovo Gallagher sottolinea che “il tema del traffico di esseri umani può essere affrontato solo promuovendo strumenti giuridici efficaci e collaborazione concreta a livelli multipli da tutti quelli che sono coinvolti nel tema”.
Ricorda che il Papa ha “reso chiaro” che il tema è una della priorità del pontificato, e rimarcato il lavoro fatto dalla Santa Sede con il governo inglese, in particolare con la partnership con il Santa Marta Group, “la cui efficacia è costituita dalla collaborazione tra autorità giuridiche ed ecclesiastiche, queste ultime chiamate a salvare le vittime e a riaccompagnarle nel percorso della normalità”.
La risposta a questo dramma – ricorda il “ministro degli Esteri” vaticano – necessita “da parte di tutti noi una commisurata risposta di collaborazione, fraternità e solidarietà”.
Nei prossimi giorni, le Nazioni Unite adotteranno la Dichiarazione Politica sull’Implementazione del Piano di Azione Globale per combattere il traffico di esseri umani.