Palermo , sabato, 16. settembre, 2017 16:00 (ACI Stampa).
“Sono veramente commosso di essere qui questa sera, perché don Pino è stato un volto a me caro e persino familiare. L’ho conosciuto personalmente fra gli anni Settanta e Ottanta. Ero rettore del Seminario di Firenze e responsabile del Centro regionale per le vocazioni. Ci vedevamo agli incontri nazionali. Ne ricordo ancora il suo sorriso, il suo sguardo, la sua dedizione totale al Signore. Già allora si percepiva che era un gigante della fede. Percorreva altre strade rispetto a tutti noi”. E’ questo il pensiero affettuoso del cardinale Gualtiero Bassetti, nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana.
Tutta Palermo, questi giorni, si è riunita per commemorare il prete che ha provato a combattere la mafia.
Con malinconia e devozione il cardinale ripercorre la vita di Don Puglisi durante la veglia di preghiera in piazza Anita Garibaldi, a Palermo, luogo dell’agguato del prete più amato dai palermitani. Sono trascorsi 24 anni da quel martirio. Era il 15 settembre del 1993. Il cardinale Bassetti commenta: “Don Pino ha dato, senza alcun dubbio, la vita per i propri amici. E chi sono stati i suoi amici? I suoi amici siete stati, per primi, voi palermitani. Mi ha sempre colpito come qui a Palermo don Pino Puglisi venisse chiamato “padre” e che lui stesso amava questo appellativo: “Padre Pino Puglisi”. Benché non fosse un religioso ma un sacerdote diocesano, tutti lo chiamavano “padre”. Ed egli è stato veramente un padre per moltissime persone: per i seminaristi, per i parrocchiani, per i poveri e soprattutto per i suoi giovani”.
Qui il cardinale si sofferma particolarmente: “I giovani erano il suo tesoro. Un tesoro da custodire e soprattutto da preservare dagli inganni suadenti e dalle scorciatoie promesse dai malavitosi. In una terra di miseria e disoccupazione, Puglisi intuì, come don Milani, che era fondamentale fornire dignità ai poveri partendo dall’educazione”.
Don Puglisi era padre e prete. Un prete delle periferie: “Egli era un prete che abitava il territorio – continua il Presidente della CEI - Abitava le periferie, viveva le frontiere. In quelle frontiere, che oggi sono troppo spesso al centro delle polemiche, don Pino invece viveva quotidianamente per stare accanto ai poveri e ai disperati e prendersi cura di loro. Abitava la frontiera senza paura. Anzi, egli è stato un prete che faceva paura alla mafia perché predicava l’amore e smascherava ciò che si celava dietro al codice d’onore mafioso”.