Bruxelles , giovedì, 14. settembre, 2017 14:00 (ACI Stampa).
Non è bastato il “no” delle autorità vaticane, che ha fatto seguito alla vibrante protesta della Congregazione dei Fratelli di Carità: con un comunicato diffuso in fiammingo, francese e inglese, l’Organizzazione Famiglia della Carità ribadisce la sua volontà di permettere l’eutanasia all’interno degli ospedali belgi che gestiscono, e che sono di proprietà della Congregazione. Una spaccatura interna che rischia persino di non far definire più l’ospedale cattolico. La Congregazione affronterà il problema in Vaticano, in un incontro fissato per la settimana che inizia il 25 settembre.
La storia è orma diventata un piccolo giallo. I Fratelli della Carità sono una organizzazione religiosa, composta da fratelli (non sacerdoti) nata in Belgio alla fine del XIX secolo. Cura le persone in modo professionale, e ha la gestione di vari ospedali nel mondo, con una specializzazione nella cura di malati psichiatrici, che ora stanno sviluppando anche in un nuovo ospedale in Sud Sudan. La gestione di questi ospedali è affidata ad una società in Belgio, il cui board è composto da laici – tra cui l’ex premier belga Van Rompuy – e solo tre fratelli consacrati della Congregazione. È stato questo board a includere la possibilità dell’eutanasia nelle linee guida degli ospedali in Belgio, dove tra l’altro la legge sulla eutanasia è tra le più aperte possibili.
Una decisione che ha causato la vibrante protesta dei Fratelli della Carità, che hanno ribadito la totale non accettazione del principio dell’eutanasia nei loro ospedali. Da qui, l’appello in Vaticano, che ha chiesto all’ospedale di terminare con la pratica. E la risposta dell’organizzazione arriva in un lungo “statement” pubblicato il 12 settembre sul sito, in cui si contesta la mancanza di dialogo, e si sottolinea come la posizione dell’ospedale è “perfettamente consistente” con la Dottrina cristiana. Ma Fratel René Stockman, superiore generale della Congregazione dei Fratelli della Carità, non ci sta. Ribadisce la posizione della Congregazione, come ha fatto anche in una lettera alla Congregazione della Dottrina della Fede. E spiega la sua posizione anche ad ACI Stampa.
L’organizzazione dei Fratelli della Carità afferma, nel suo comunicato, che continuerà “a chiedere di stabilire un dialogo”, e lamenta che questo dialogo non ci sia mai stato. Ma allo stesso tempo non intendono fare nemmeno un passo indietro rispetto alla loro decisione. Su quali basi si può dialogare?
Il problema è che c’è solo una richiesta di dialogo sul modo in cui l’eutanasia debba essere implementata, e non sull’eutanasia in quanto tale. Ho chiesto, molte volte e con chiarezza, che il dialogo si basi sull’eutanasia e su come questa deve essere vista sulla base della Dottrina della Chiesa, sperando di arrivare ad un consenso, ma loro hanno sempre rifiutato di cambiare la loro visione iniziale.