Macerata , martedì, 12. settembre, 2017 11:00 (ACI Stampa).
Con la celebrazione eucaristica a Macerata in onore del santo patrono Giuliano ospitaliere si è conclusa la visita nelle zone terremotate delle Marche del presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, salutando i fedeli: “Fratelli e figli carissimi sono lieto di concludere la mia visita ai luoghi terremotati delle Marche davanti alla Cattedrale di San Giuliano Ospitaliere anch’essa ferita dal terremoto…
Dopo la visita nel territorio reatino e nell’ascolano eccomi a Macerata per constatare di persona la vastità della distruzione portata dal terremoto, portando il messaggio di conforto e l’aiuto concreto della CEI alle tante persone che ho potuto incontrare attraversando l’Appennino: non si può non rimanere impressionati dalla dimensione di questa terribile calamità”. Infine ha affermato che dalla visita si è portato via ‘una profonda esperienza di umanità’: “Più si condivide quello che siamo e quello che abbiamo, più ci si arricchisce. Io ho cercato di dire qualche parola di consolazione alla gente, ma è stata più la ricchezza e il conforto che ho ricevuto. Non si può non rimanere impressionati dal terremoto, dalla dimensione di questa terribile calamità”.
Durante l’omelia il card. Bassetti aveva espresso un concetto già espresso durante la visita alle popolazioni dei paesi colpiti dal terremoto: “I nostri paesi e le nostre città sono i simboli autentici della fragile bellezza dell’Italia, simboli che un terremoto può però trasformare in luoghi di morte e disperazione: come Chiesa abbiamo partecipato a questo dolore ma anche sperimentato i segni di una carità operosa. Occorre, ora, uno sforzo maggiore che riconosca con assoluta priorità nell’agenda pubblica la messa in sicurezza del meraviglioso territorio italiano”.
Secondo il presidente della CEI, la salvezza può provenire dalla riscoperta della solidarietà, verso una società che non si ripieghi su se stessa e ritrovi la speranza ‘tenendosi per mano e camminando insieme nella condivisione’, chiedendo alle Istituzioni di avere uno ‘sguardo lungimirante’: “L’Italia è una terra, forse unica al mondo, dove vita, fede e cultura, intrecciate in un unico sentimento di operosità, hanno creato una civiltà impareggiabile. Se perdiamo questa eredità, alla fine perderemo anche la nostra identità di popolo e di nazione… Dopo il tempo del pianto e del dolore, dopo il tempo delle discussioni e delle lamentazioni, è opportuno che arrivi dunque il momento di una ricostruzione efficace e veloce, prima che i danni umani e materiali diventino irreparabili".
Quindi ha chiesto di superare tutti gli ‘eccessi’ burocratici e di attivare una solidarietà concreta, che “può essere tradotta in una volontà ricostruttiva che coinvolga tutti in una semina di speranza e di azione per un futuro migliore e un tempo di rinnovato benessere per questa terra benedetta. In questi mesi abbiamo partecipato con commozione al dolore delle popolazioni colpite dal sisma, ma abbiamo anche sperimentato la carità operosa della popolazione italiana che si è fatta volontaria per aiutare chi aveva perso tutto e che ha accolto le persone che non avevano più una dimora. Da questi gesti di solidarietà può rinascere, senza dubbio, la vita futura di una comunità”. Ha richiamato all’azione tutti i cittadini di buona volontà: “Occorre uno sforzo maggiore di cui debbono farsi promotori tutti quegli uomini e le donne di buona volontà che perseguono autenticamente il Bene comune.