Cartagena , domenica, 10. settembre, 2017 19:00 (ACI Stampa).
Incontri che “mi hanno fatto tanto bene perché lì si può toccare con mano l’amore di Dio che si fa concreto, si fa quotidiano” Papa Francesco racconta così la sue esperienza nelle case dei più emarginati, nella casa della signora Lorenza e lo fa davanti alla Madonna di Chiquinquirá.
Una immagine che “per un lungo periodo di tempo questa immagine è stata abbandonata, ha perso il colore ed era rotta e bucata. Era trattata come un pezzo di sacco vecchio, usata senza alcun rispetto finché finì tra le cose scartate. Fu allora che una donna semplice, la prima devota della Vergine di Chiquinquirá, che secondo la tradizione si chiamava María Ramos, vide in quella tela qualcosa di diverso. Ebbe il coraggio e la fede di collocare quell’immagine rovinata e rotta in un luogo a parte, restituendole la sua dignità perduta”.
E’ l’esempio di Pietro Claver che stava con gli schiavi, con gli ultimi, quello che il Papa indica nelle beve riflessione prima della preghiera di mezzogiorno, dell’ Angelus.
Lo fa nel santuario dedicato al gesuita. La chiesa e il monastero di San Pietro Claver appartengono alla Compagnia di Gesù che arriva in città nel 1604. La Chiesa, è considerata uno dei gioielli architettonici più rappresentativi della Città coloniale. Dopo l’espulsione dei gesuiti, nel 1767, gli edifici vengono affidati all’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio. Negli anni il chiostro diventa prima un ospedale e poi una caserma militare, fino a quando Mons. Eugenio Biffi, vescovo di Cartagena, nel 1888 riesce a recuperare e restaurare tutto il complesso religioso. La chiesa viene intitolata al gesuita missionario spagnolo Pietro Claver vissuto tra il ‘500 e il ‘600 difensore dei diritti degli schiavi, canonizzato da Papa Leone XIII. Le sue reliquie riposano in un altare dentro la chiesa.
Al suo ritorno, nel 1989, la Compagnia di Gesù recupera gli edifici religiosi. Per mantenere l’eredità di San Pietro Claver, il monastero diventa una Casa Museo, mentre la sua stanza una piccola cappella. Oggi, il museo accoglie importanti reperti archeologici con oggetti d’arte precolombiana, coloniale e afroamericana oltre a una collezione di arte religiosa di diversi periodi.