Medellín , sabato, 9. settembre, 2017 22:18 (ACI Stampa).
Un messaggio di speranza, in un luogo che è “la prova dell’amore che Gesù ha per voi e del suo desiderio di starve molto vicino”. Dopo il pranzo, e un po’ di riposo, una foto con i seminaristi e un dono al seminario stesso (il quadro della pesca miracolosa), Papa Francesco continua la sua giornata di Medellin andando a visitare la casa famiglia Hogar de San José.
È gestita dall’arcidiocesi, è stata istituita nel 1942 e fa capo alla fondazione “Hogar de San José” che la Compagnia di Gesù stabilì in Spagna nel 1941, all’indomani del conflitto armato, per venire incontro agli orfani di Guerra e ai bambini senza famiglia. Diffusa ormai in varie parti del mondo, la fondazione ha nella casa famiglia di Medellin un luogo sicuro per i bambini vittime del conflitto armato che ha scosso il dipartimento di Antioquia, ma anche più in generale un luogo dove I bambini disagiati vittime della violenza e dell’abbandono possono ricevere aiuto, con assistenza medica e psicologica e formazione scolastica.
Dopo il saluto del direttore, monsignor Armando Santamaria, è la volta della testimonianza di Claudia Yesenia, una bambina che ha vissuto tantissime difficoltà e che ha perso la famiglia in un attacco della guerriglia a San Carlos quando aveva due anni - sopravvissero solo lei e altri dieci bambini all'attacco, oltre a sua zia - e ora, accolta a San José, studia per "diventare insegnante e trasmettere a sua volta i valori che le hanno insegnato".
A lei, il Papa ricorda che “anche Gesù Bambino è stato vittima dell’odio e della persecuzione”, che anche lui è dovuto scappare con la sua famiglia e lasciare la sua terra e la sua casa”.
Papa Francesco sottolinea che non si può accettare che i bambini siano “maltrattati” e “private del diritto di vivere la loro infanzia con serenità e gioia”, e ricorda che “Gesù non abbandona nessuno che soffre”, tanto meno i piccoli, e ricorda a Claudia Yesenia che Dio le ha donato “una zia che si è presa cura di te, un ospedale che ti ha assisttito e una comunità che ti ha accolto”.