Medellín , sabato, 9. settembre, 2017 18:35 (ACI Stampa).
La chiamano la città dell’eterna primavera, ma Medellin oggi ha accolto il Papa con la pioggia. Arrivato da Bogotà con il seguito su aerei militari, Francesco ha dovuto proseguire in auto e lasciare l'elicottero per arrivare al luogo dove ha celebrato la messa nella memoria liturgica di Pietro Claver, gesuita e apostolo degli schiavi. E all'inizio della messa il Papa si è scusato per il ritardo di più di un' ora con il quale è arrivato proprio per il cattivo tempo e ha ringraziato per la pazienza tutti i presenti.
La grande spianata dell’ aeroporto Enrique Olaya Herrera, monumento nazionale che può accogliere circa un milione di persone, é diventato una grande chiesa all’aperto e sull’altare è esposto il quadro della patrona della città, la Virgen de la Candelaria. Anche Giovanni Paolo II celebrò la messa in questo luogo.
Nella omelia il Papa parla di cosa significa essere discepoli di Gesù, riprende il discorso iniziato giovedì a Bogotà, la chiamata dei dodici e spiega come la sequela di Gesù chieda un lungo cammino di purificazione, occorre interrogarsi su cosa davvero piace al nostro Dio. “Realtà - dice i Papa che - domandavano molto più che una ricetta, una norma stabilita. Impararono che andare dietro a Gesù comporta altre priorità, altre considerazioni per servire Dio. Per il Signore, anche per la prima comunità, è di somma importanza che quanti ci diciamo discepoli non ci attacchiamo a un certo stile, a certe pratiche che ci avvicinano più al modo di essere di alcuni farisei di allora che a quello di Gesù.
La libertà di Gesù si contrappone alla mancanza di libertà dei dottori della legge di quell’epoca, che erano paralizzati da un’interpretazione e da una pratica rigoristica della legge. Gesù non si ferma ad un’attuazione apparentemente “corretta”; Egli porta la legge al suo compimento e perciò vuole porci in quella direzione, in quello stile di sequela che suppone andare all’essenziale, rinnovarsi e coinvolgersi. Sono tre atteggiamenti che dobbiamo plasmare nella nostra vita di discepoli”.
Ecco allora le indicazioni del Papa: andare all’essenziale, cioè “andare in profondità, a ciò che conta e ha valore per la vita” non attaccamento alle leggi o consuetudine, non “qualcosa di statico, ma un continuo movimento verso Cristo” non “attaccarsi alla spiegazione di una dottrina, ma l’esperienza della presenza amichevole, viva e operante del Signore, un apprendistato permanente per mezzo dell’ascolto della sua Parola”.